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Darak Bash: custodia in tappeto per i pettini delle tessitrici.

Darri: tessuti piani in lana o cotone prodotti in India con funzioni diverse da giaciglio a tenda a stuoia da terra. La tecnica di tessitura è quella a fessure spesso con consolidamenti a coda di rondine. La decorazione, piuttosto semplice, è solitamente costruita con righe orizzontali policrome e motivi geometrici elementari.

Dasterkhan: tessitura piana, tipica dell’Afganistan, in genere stretta e lunga, che serve per appoggiare il cibo per il pranzo. A volte è ricamata, sempre con decori geometrici.

Davaghin: termine usato in Daghestan per indicare i Kilim prodotti localmente con tecnica a fessure o a trame avvolte. Questi tappeti vengono utilizzati come coprisella o sacche da spalla.

Depressione: dislivello tra gli orditi adiacenti dovuto all’azione delle trame tese.

Diah Dizluk: piccoli tappeti pentagonali usati per decorare le ginocchia del cammello nella cerimonia nuziale dei turkemeni.

Disegno curvilineo: decorazione del tappeto entrata in uso in Persia nel periodo safavide e in Turchia in epoca ottomana. La sua realizzazione necessita di uno schema del disegno eseguito su cartone. Per la sua maggiore complessità tale decorazione è tipica della produzione cittadina.

Disegno geometrico: decorazione del tappeto prediletta dalle popolazioni nomadi generalmente realizzata senza l’ausilio di uno schema.

Djadjim: Tessuto piatto, molto compatto, realizzato con la tecnica dell’ordito a vista e formato da strette strisce di 6-18 cm di larghezza, tagliate e successivamente cucite insieme lungo i margini delle cimose; le dimensioni delle strisce sono inevitabilmente condizionate dalla tecnica dell’ordito a vista, che non consente di realizzare manufatti di larghezza maggiore perchè pone il problema di mantenere costante la tensione della struttura. Realizzato soprattutto nelle aree sudoccidentali della Persia dalle tribù Shahsavan (seguaci del rè) e dai Qashqai persiani. Grazie alla particolare struttura, i djadjim sono molto versatili e possono essere utilizzati come coperte, trapunte, gualdrappe o stuoie. A volte vengono trasformarti in sacche di vario genere e forma, e in alcuni casi si usano addirittura come semplici strofinacci da cucina. Unendo insieme più djadjim, i Bakhtiari confezionano insoliti cappotti lunghi, indossati unicamente dagli uomini della tribù. 

Djulchir: È il nome che si da ai tappeti uzbechi realizzati a pelo assai lungo, spesso costituiti da due o più strisce giuntate insieme. Portano disegni geometrici estremamente semplici. Il significato letterale è "pelle d’orso". Servono in genere come letto.

Dombaki, bordure: bordure proprie dei Farahan più antichi caratterizzata dalla presenza ai quattro angoli di grandi fiori tondeggianti, simili per aspetto ai dombak, i tamburelli persiani.

Dozar: termine iraniano che significa due zar (zar significa misura ed è pari a cm 106). Come il vocabolo sedjadeh (la cui etimologia non è certa) indica un tappeto di forma rettangolare di circa 200/220 x 120/140 cm. Il termine Dozar galiceh (ghalitchè) è generalmente riservato a tappeti dello stesso formato ma di qualità molto fine.

Drago: animale di fantasia utilizzato nei tappeti cinesi e caucasici formato da dodici parti di altrettanti animali raffigurati in stili diversi. Nell’iconografia orientale rappresenta una forza benefica. Il drago cinese incarna le forze benefiche della natura. Il drago a cinque artigli, secondo un editto Ching, divenne il simbolo dell’imperatore.

Dughi: il colore rosa dughi, propria dei Sarouk, è un colore di tonalità particolare, tendente al salmone, ottenuto da una miscela colorante di allume, robbia e acido lattico (dugh).

Dyrnak: in lingua turca significa “uncino” e viene spesso usato per definire il bordo “a cane che corre”.

Dyrnak Gul: disegno gul di forma romboidale bordato da uncini. Questo disegno viene usato dalle tribù turkmene Yomut.

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