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La Russia e la storia del Tappeto Caucasico Stampa E-mail

 

L'unica nazione occidentale, da sempre conosciuta come uno dei centri di produzione principali per i Tappeti è la Russia. Incorporando due tra le regioni più attive in tal senso (il Caucaso e l'Asia centrale) infatti, la Russia ha avuto un'influenza enorme non solo sul mercato internazionale del tappeto, ma anche sulla cultura stessa dei popoli russi e sul costume che tale manufatto ha plasmato.

La prima regione ad essere incorporata fu il Caucaso. Nel 1700, l'impero russo cominciò il trasferimento nel Caucaso e nel 1830, dopo le guerre con la Turchia e l'Iran, fu stabilita l'area 'Transcaucasica', che comprendeva le attuali Repubbliche Transcaucausiche dell'Azerbaigian, dell'Armenia e della Georgia.

La conquista del Caucaso del nord, zona direttamente confinante con la Russia e comprendente l'attuale Cecenia e il Daghestan, è avvenuta molto dopo, in seguito a continue battaglie e rappresaglie, seguite da oppressioni e rivolte, conosciute in Russia come le "guerre del Caucaso", che durarono dal 1817 al 1864. A differenza di ciò che successe per la Transcaucasia, tali battaglie comportarono anche la deportazione e l'espulsione di massa dei popoli, centinaia di migliaia di circassi, che trovarono scampo, e a volte fortuna, in Turchia ed in Egitto, ma anche in Siria, Libano e negli altri stati musulmani adiacenti.

Per una strana coincidenza della storia, proprio nel momento in cui la Russia muoveva in questa regione antica e montagnosa, abitata da miriadi di culture ed etnie diverse, l'Europa viveva l'apice del Romanticismo; così, nonostante la triste realtà del soggiogamento di popoli fieramente indipendenti, questa visse l'esperienza di un'ondata "orientalista" Romantica, non dissimile da quella esemplificata "alla Byron" in Gran Bretagna.

Ma...a cosa somigliava questo "Orientalismo Russo"?

Una buona sintesi è fornita dal ricercatore Oleg Semenov in un articolo intitolato "Tappeti Orientali e Interni russi nel 19° secolo" (Oriental Carpet & Textile Studies, Part 1, 1987).

Egli osserva che "per i russi, il Caucaso, è un paese misterioso, il simbolo di una vita libera e naturale, caro ai giovani e romantico. Pensando ad esso, ci si ricorda degli eroi cosacchi di Puskin, Lermontov, o anche di Tolstoj".

Il nuovo fascino per l'Oriente e il gusto che ne deriva, potrebbe essere riscontrato in ogni aspetto, dalla letteratura alla decorazione di interni. Il Caucaso ha offerto un nuovo ideale per i giovani russi, che hanno colto l'occasione per rompere con le mode dei loro genitori, il "Classicismo", e idealizzare invece la spontaneità.

In casa, lo stile francese, fatto tipicamente di interni spaziosi con pavimenti a lucido, mobili disposti simmetricamente e tappeti europei "Savonnerie", era out. Il nuovo look, che faceva uso di tappeti e altri oggetti d'arte che arrivavano come bottino di guerra, era irrequieto, arruffato ed esuberante: "Spesso c'era un divano 'speciale', una sala fumatori o un bagno che venivano usati solo dagli uomini della casa, in cui tutti gli arredi rispettavano il nuovo stile "orientalista". In tali ambienti, era possibile vedere un tappeto di grandi dimensioni steso sulle pareti, e un altro utilizzato per coprire un ampio divano, secondo lo stile "alla turca". Armi del Caucaso, narghilè, chibouks (pipe in legno), brocche in ottone, e dei tavolini con vassoi incisi impreziosivano l'arredo. Il carattere internazionale del Classicismo lasciò il posto a una scelta di oggetti che creò un'immagine stilisticamente ben delineata, di seguito identificata come "Orientalista".

La mostra di tappeti e di armi provenienti dal Caucaso rappresentava anche una specie di culto della galanteria che idealizzava il coraggio individuale dei guerrieri orientali, in battaglia contro l'organizzazione degli efficienti e spietati eserciti occidentali.

Tale modello di galanteria romantica, insieme con la consapevolezza della definitiva condanna inflittagli dall'età moderna, è stato riassunto nel libro "Un eroe del nostro tempo" nel 1839 da Mikhail Lermontov. L'eroe della storia, un ufficiale immorale e incline ai duelli è, in realtà, un anti-eroe nel senso pieno del termine, che sconvolse i critici letterari del tempo. Un po' come Byron, si rifletteva nel suo individualismo feroce, e non nascondeva il suo disprezzo per i "guerrieri di montagna", che combattè, comunque ammirandoli, in nome della società moderna nella quale viveva. (Lermontov stesso, soprannominato il "poeta del Caucaso, fu ucciso in duello poco dopo la pubblicazione del suo unico romanzo).

Tutto questo può aiutare a spiegare come si creò questa commistione di generi e gusti, creando abitazioni arredate sia in modo occidentale che con tappeti e artigianato "Orientale".

I Tappeti del Caucaso rimasero per molto tempo sconosciuti nell'Europa occidentale, e apparvero nelle case europee solo molto più tardi, quasi alla fine del 19° secolo. Secondo Xavier De Hommaire Hell, un viaggiatore francese che visitò la regione nel 1847, il motivo va ricercato nel protezionismo dell'Impero russo e nella consolidata politica del favorire gli scambi interni rispetto al commercio estero.

Ad un certo punto infatti, i commercianti cercarono di esportare i tappeti e gli altri prodotti caucasici attraverso il principale porto russo sul Mar Nero (Odessa), ma furono costretti a depositare presso le autorità una somma doppia rispetto a quella del valore stimato del prodotto. Tale tassa sarebbe stata rimborsata solo una volta che il contenuto delle balle fosse stato verificato dagli ufficiali del porto. Se invece si voleva esportare facendo passare la merce per Mosca, veniva richiesto che tutti i prodotti provenienti dal Caucaso passassero prima a Tbilisi per lo sdoganamento e l'accertamento fiscale, creando un notevole aggravio di tempo e di spese, data la dislocazione "fuori rotta" della città Georgiana. E' naturale che tutte queste restrizioni scoraggiavano il commercio estero.

E' per questo quindi che anche Richard Wright e John T. Wertime, nel loro libro del 1995 "Tappeti caucasici & Cover" dicevano: "Ancora nel 1852 il numero di tappeti e tessuti esportati dall'impero russo era trascurabile".

Per fortuna, la situazione cambiò nei decenni successivi, in seguito ai cambiamenti politici e sociali che spazzarono via la vecchia Russia, portando poi fino alla Rivoluzione bolscevica. Il primo importante cambiamento lo realizzò "l'emancipazione dei servi della gleba" nel 1861. Ai servi liberati, che rappresentavano poco meno della metà di tutti i contadini, erano stati assegnati terreni, ma in realtà spesso la loro lavorazione non era sufficiente a far quadrare il bilancio. Così, il governo lanciò un programma chiamato "Kustar", che intendeva incoraggiare i contadini di tutto l'impero a produrre oggetti di artigianato per arrotondare il loro reddito agricolo.

Nel Caucaso, il programma Kustar fu realizzato invogliando gli abitanti a tessere e filare, fornendo loro telai, lana e modelli e spingendoli a prendersi cura della vendita dei loro manufatti. L'obiettivo fu raggiunto in breve tempo, e provocò dapprima il boom del mercato dei tappeti caucasici in Russia e poi, appena i funzionari zaristi iniziarono ad incoraggiare il commercio estero, un enorme aumento delle esportazioni verso i due grandi centri commerciali di tappeti del tempo: Istanbul e Londra.

Gli sforzi dell'esportazione ricevettero una ulteriore spinta nel 1880, con il completamento della ferrovia trans-caucasica, e presto, tonnellate di tappeti furono in movimento verso i porti russi del Mar Nero. Con l'inizio del 1880 quindi, l'Europa cominciò ad essere consapevole dei tappeti caucasici ed anzi, già dopo la presentazione al Salone Mondiale di Parigi (Exposition Universelle) nel 1878, questi cominciarono a divenire popolari, e ad entrare negli arredi delle più lussuose case di epoca vittoriana.

La Russia quindi, non solo divenne uno dei più importanti paesi consumatori, ma anche un grande esportatore di tappeti orientali. Mentre nel 1873 le esportazioni di tappeti dall'Impero Russo erano pari a 12.914 PUDs (1 pud = 16 kg) per un controvalore di 922.917 rubli, nel 1874 erano cresciuti a 17.781 PUDs per un controvalore di 964.675 rubli. Il volume di tappeti esportati continuò ad aumentare fino allo scoppio della prima guerra mondiale, e la percentuale maggiore delle qualità esportate, il 90-94 per cento, era rappresentato dai tappeti più costosi del Caucaso, mentre quelli meno costosi, prodotti in Asia centrale, erano per lo più destinati al mercato interno.

Purtroppo, la storia non finisce qui: Con la rivoluzione bolscevica del 1917, la guerra civile russa, e la creazione dell'Unione Sovietica nel 1922, la società russa visse un nuovo epico cambiamento, e gli effetti furono quasi fatali per i produttori di tappeti, fossero essi piccoli tessitori di villaggio, o grosse manifatture organizzate. I "Russi bianchi", dopo aver perso la guerra civile, scapparono via portando con sè i loro oggetti di valore, compresi i tappeti, per cercare di venderli all'estero. Il Gran Bazar di Istanbul si trovò a dover far fronte ad un'improvviso sovraccarico di tappeti, quegli stessi tappeti che pochi anni prima avevano arredato gli "interni alla Orientale" di epoca zarista, e che ora prendevano la strada dell'Occidente, dove iniziava a crearsi un settore in piena espansione. Nel frattempo, nella Russia comunista, il mercato del tappeto era praticamente finito. I beni di lusso erano diventati oggetti da disprezzare, nonostante fossero segretamente custoditi, e gli arredatori dovevano conformarsi alle nuove regole.

Semenov, nella sua già citata opera, descrive il cambiamento del primo decennio dell'Unione Sovietica, il nuovo stato d'animo, come un ritorno alla realtà più austera e razionale dello stile in contrapposizione al disordine del lusso del 19° secolo, quando la gente "usava tappeti sparsi su divani, braccioli, pareti e pavimenti".

Da un punto di vista più strettamente politico, i funzionari sovietici, pur considerando di scarsa utilità l'amore per i tappeti dell'epoca zarista, non posero immediatamente fine al programma Kustar. Lo stato anzi, continuò a sostenere la tessitura dei tappeti, come una "merce da esportazione". Tuttavia, il sostegno venne a mancare a quei tessitori singoli che lavoravano in casa, e in gran parte riutilizzato per finanziare  manifatture organizzate, che ricevevano e soddisfavano gli ordini di un centro-base per la pianificazione, diretto da funzionari di regime.

Il risultato fu che gli ordini per un tappeto con motivi a lungo identificati con una regione del Caucaso, venivano regolarmente forniti a centri di tessitura di altre regioni, con tradizioni locali molto diverse. I tessitori quindi, commettevano più spesso errori e, col passare del tempo, si è via via erosa quell'originalità, quel "sapore unico" dato da lignaggi e tradizioni locali, che fino a poco prima donava ai tappeti caucasici una identità riconsciuta a livello mondiale.

Dopo il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, l'interesse occidentale verso i manufatti della regione è tornato a rivivere. Ma è ancora aperta la questione se i tappeti del Caucaso, dopo tanti decenni di abbandono, possano finalmente ritornare a quelle vette espressive e stilistiche che li avevano un tempo resi famosi.

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