"Arte" d'Oriente

Il Tappeto, nato probabilmente come esigenza strettamente "utilitaristica", in quanto proteggeva dal freddo creando un isolamento rispetto al "pavimento" delle tende (a lato una  "yurta", abitazione tipica dei mongoli) evitando al contempo l'uso ed il logorio delle preziose pelli animali, è diventato col tempo una delle forme massime dell'artigianato Orientale, arrivando in alcuni casi a far parlare di vera e propria arte.

Tappeto Safavide,  probabilmente Kashan, fine XVI secolo Annodato in seta su ordito e trama in seta; broccato d’argento filato su anima in seta Venezia, Museo di San Marco

Di arte infatti si può parlare quando si ammirano alcuni capolavori dell'epoca Safavide Persiana, certe ardite geometrie simboliche dei tappeti anatolici e caucasici, senza dimenticare l'eterea eleganza dei tappeti Moghul e il simbolismo religioso dei manufatti cinesi.

Per le popolazioni arcaiche, ma il concetto è rimasto pressocchè inalterato a tutt'oggi se si visita una casa iraniana ad esempio, il tappeto rappresentava la "casa", la dimora; più della tenda o dell'abitazione stessa, sul tappeto si viveva il quotidiano, e i ricordi, le radici stesse della famiglia erano indissolubilmente legate ad esso.

E come una casa, esso doveva essere curato, protetto, "cintato" da quelle che poi sono diventate le bordure dei disegni arrivati fino a noi.

Alla diffusione dell'arte del tappeto in Oriente quindi, contribuisce il criterio generalmente seguito nell'arredamento della casa, dove è quasi escluso il mobile e dove l'inestinguibile bisogno di ornamento è compensato dalle ceramiche, dai metalli cesellati, dai tessuti di cui i tappeti sono l'espressione più nobile e nello stesso tempo più pratica e confortevole.

Nelle sezioni che seguono, tratteremo di come nacque il "bisogno" del tappeto, delle tecniche realizzative, delle varie e diverse tipologie, e di quei particolari "tessuti" che, come il tappeto, si sono ritagliati uno spazio, sempre più preponderante, nella cultura e nella storia dell'uomo moderno.