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Devo iniziare questo breve articolo scusandomi con i lettori di questo sito per il mancato aggiornamento settimanale; stavolta però, ho da addurre un motivo decisamente valido, in quanto sono "reduce" da uno dei miei viaggi di lavoro e mi risultava difficile trovare il tempo e le motivazioni (senza dimenticare le ben note difficoltà tecniche) per scrivere da posti nei quali stavo "vivendo" il cambiamento che ora vi racconto:

Già da qualche anno, diciamo con l'inasprirsi della crisi del settore dei tappeti che oramai ci attanaglia da oltre due lustri, i prezzi dei tappeti iraniani, in particolare quelli fini e pregiati, hanno cominciato a salire; inizialmente, tale politica, è sembrata una tecnica dei produttori e distributori persiani, per combattere il continuo abbassarsi dei prezzi e dei loro guadagni, forti del fatto che il "tappeto persiano" è comunque universalmente riconosciuto come un prodotto irrinunciabile per un mercante di tappeti e/o per i suoi clienti; dopo un po', si è invece ipotizzato che l'aumento derivasse dal tentativo di svincolarsi e distinguersi dalla concorrenza indo-cino-pakistana, tentando di presentarsi come "produzione di qualità" rispetto alle nuove produzioni e imitazioni che hanno inondato il mercato.

Abbiamo così assistito ad un progressivo aumento del costo del tappeto persiano (in particolare Nain, Isfahan, Tabriz e Qum in seta) con percentuali che in alcuni casi arrivavano a modificarsi anche del 10-15% annuo. Il tutto mentre, prima in Cina, poi nel più vicino Pakistan,si assisteva ad un "rimpiazzo" dei manufatti persiani con tappeti di discreta qualità (non sempre, ovviamente) ma con prezzi che continuavano ad abbassarsi, e ad avvicinarsi ai problemi del mercato europeo ed americano, oramai in profonda crisi di vendite e di idee....

Tutto questo è stato vero fino all'anno scorso...

Quello che ho potuto riscontrare dalla metà del 2009 e che si è vieppiù intensificato durante questo 2010, è un deciso "cambio di rotta": ma non degli "esosi" mercanti iraniani, quanto di tutti i restanti produttori che, copiando ciò che accadeva in Iran, hanno cominciato ad adeguarsi ad un livellamento dei prezzi (verso l'alto) arrivando a percentuali di ricarico annuo superiori anche al 30%!!

Quella che quindi sembrava una mera scelta tattica, si è rivelata essere un'esigenza strategica e forzata, in quanto lungi dal dipendere da speculazioni più o meno segrete, tale politica è dovuta ad un progressivo ed inesorabile slittamento della mano d'opera specializzata verso lavori e guadagni decisamente meno usuranti (a volte) e sicuramente più remunerativi. Le nuove leve, proprio come è accaduto nel nostro paese intorno agli anni '50, trovano oggi più conveniente lasciare i lavori tradizionali difficili e sottopagati, e rivolgersi all'industria edile, a quella dell'elettronica, dove un controllo (e spesso joint venture con capitali occidentali) portano salari più alti e condizioni di lavoro più vicine agli standard europei. Perfino la Cina, da oltre 30 anni manifattura del mondo, sta vivendo un crollo di mano d'opera specializzata, che pretende oramai di essere pagata in modo differente.

Anche gli "stock" di tappeti quindi ne risentono: oggi può capitare di andare in India, e trovare un produttore con solo qualche "migliaio" di tappeti, che fanno da "catalogo" a tutto ciò che può produrre in larga scala, ma solo su ordinazione ed a prezzi che solo l'anno scorso sembravano impensabili.

Quello che sei mesi fa in Cina si comprava a 460 Renmimbi al metro quadro, oggi ne richiede oltre 600!

Tutto questo porta dal mio punto di vista a due considerazioni:

la prima è che a breve termine, probabilmente, questi aumenti generalizzati saranno ancora più penalizzanti per i mercanti e i clienti europei, costretti a rincorrere prezzi vissuti come "fuori mercato", dimenticando che negli anni d'oro del settore ('70 e '80) i prezzi (complice anche la differente tassazione) erano in alcuni casi superiori del doppio rispetto a quelli di oggi;

la seconda considerazione è invece positiva, in quanto a lungo termine, con la speranza, se non altro statistica, della fine della crisi e quindi di un nuovo interesse per il tappeto orientale, i prezzi e la qualità dei manufatti, tenderanno a riportare il mercato del tappeto e i suoi operatori più qualificati, in una posizione migliore e più rispettabile, dopo le "pseudo-svendite" e le volgarizzazioni alle quali abbiamo assistito negli ultimi 15 anni.

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