I tappeti venuti dal freddo Stampa

 

(fonte tappetimagazine e http://www.kaiku.com/ryijy.html)

Il tradizionale tappeto scandinavo è il rya, molto simile ad un tappeto orientale annodato. E’ costituito di file di trama alternate a file di nodi in lana. I nodi dei rya sono maggiormente spaziati rispetto a quelli di un tappeto orientale, sono più grandi e i capi sono lasciati più lunghi. Ne risultano manufatti che possiedono grande flessibilità e un vello particolarmente lungo.

 

(Svezia, 1930)

 

I primi rya dei quali siamo a conoscenza sono stati trovati in Norvegia e risalgono ai primi del Quattrocento. Erano manufatti rozzi e pesanti, ancorché caldi e morbidi, usati nelle case dei pescatori come coperte per il letto, con il lato annodato rivolto verso il corpo, in alternativa alle pellicce. Questi rya, usati anche nei castelli svedesi del XVI secolo, sempre come coperte, erano usualmente monocromatici, solitamente gialli, neri, grigi, o bianco naturale.

Di questi tappeti restano ben poche tracce, cosa del tutto comprensibile se si considera che questi manufatti erano davvero destinati all’uso ed eseguiti nel meno durevole tra tutti i materiali tessili grezzi, la lana di pecora.

Dalla fine del XVI secolo questi manufatti divennero più leggeri e più decorati, più facilmente lavabili e amovibili, diventando in voga presso la nobiltà che li usava per coprire il pavimento o come arazzi nelle feste, mentre la servitù e le classi inferiori continuarono ad usare i rya come copertura per il giaciglio.

Fino al XVIII secolo la decorazione interessava principalmente la faccia priva di vello ed era costituita da semplici disegni formati da trame di vario colore.

I rya erano prodotti nelle fattorie di nobili di campagna e piccoli proprietari terrieri, e anche nelle sedi dell’ordine monastico femminile di Santa Brigida, in quantità sufficiente per permetterne l’esportazione in Germania e in Gran Bretagna.

 

(Norvegia, primi del '900)

 

In Norvegia sono noti anche esemplari “doppi”, i cosiddetti ryen, alcuni tessuti, nei quali anche il rovescio presenta un vello annodato.

In Finlandia i rya (localmente ryijy) conobbero un ulteriore sviluppo nei colori e disegni; i più antichi di essi risalgono al 1700.

 

(Finlandia, metà '800, fonte: fiberarts.com)

 

Il rya finlandese è più grande degli altri equivalenti scandinavi, talvolta realizzato cucendo insieme due pezzi.

Esistevano annodatori professionisti che si spostano nelle cittadine e nei villaggi con i loro telai offrendo i loro servigi. Solitamente i rya venivano commissionati per essere donati ad una coppia in procinto di sposarsi; durante la cerimonia del matrimonio i giovani si inginocchiavano sul rya per scambiarsi le promesse nuziali. Il tappeto colorato era poi posto nella loro abitazione a ricordare il giorno del matrimonio e diventava un cimelio di famiglia da tramandare alle future generazioni.

I decori di questi esemplari sono solitamente geometrici, talvolta naturalistici; a volte riproducono paesaggi o edifici, talvolta animali. Spesso sono presenti le immagini stilizzate dei prossimi sposi ed è indicato l’anno del matrimonio. Frequente anche l’Albero della Vita a significare la continuità familiare.

 

(Finlandia, 1708, fonte: kaiku.com)

 

(Finlandia, 1925)

 

Le tinture erano vegetali: molto usato il rosso dei lamponi, che veniva preparato a Vesilahti, diventando così il “vesilahtelainen väri” o colore di Vesilahti.

 

(Vesilahti, 1722, fonte: kaiku.com)

 

Nella Svezia alla fine dell’Ottocento l’Unione per lo Sviluppo del Lavoro Domestico ha tentato di richiamare l’attenzione sugli antichi tappeti annodati indigeni sopravvissuti per dare impulso alla ripresa della loro realizzazione nell’ambito del lavoro domestico contadino.

 

(Svezia, prima metà del '900)

 

Due erano le tecniche usate nell’annodatura svedese dei rya. Una di esse coincide sostanzialmente con l’annodatura orientale, con la particolarità che il filo di lana da annodare è preso doppio, così che come risultato di ogni singola annodatura non sporgono in alto soltanto i due capi di un filo semplice, ma due capi e un’asola, che non viene tagliata. In realtà, la principale differenza rispetto ai tappeti annodati orientali consiste nel fatto che le singole file di nodi non si susseguono fitte una dopo l’altra, ma sono sempre separate l’una dall’altra da un gran numero (8-10) di fili di trama.

Tuttavia in Svezia venivano fabbricati tappeti anche mediante una tecnica un po’ diversa, che si differenzia nella sostanza dall’annodatura orientale, e non può neppure essere propriamente chiamata annodatura, in quanto ogni singolo ciuffo di lana viene soltanto passato attorno ai fili d’ordito, cui non risulta troppo ben fissato. Per tenere fermi al loro posto i ciuffi di lana è necessaria una trama straordinariamente tesa e pressata. Inoltre, per impedire che i fili di lana così inseriti si sfilino con facilità, essi vengono usati tripli, così da produrre un vello del tutto regolare, che dal punto di vista della consistenza esterna risulta più vicino al tappeto orientale di quanto non avvenga per gli altri tappeti sopra descritti, che sono invece davvero annodati.

Il carattere complessivo dell’antica annodatura svedese di tappeti rimanda evidentemente a un lavoro domestico autoctono molto primitivo, che non ha nulla a che fare con l’elaborato sviluppo tecnico e ornamentale di certi tappeti orientali.

 

(Svezia, metà '900)

 

I rya sono realizzati anche al giorno d’oggi, con disegni tradizionali o più moderni. Addirittura, per annodarli sono anche disponibili kit che non richiedono l’uso del telaio.

 

(Svezia, 1960)

 

In conclusione, possiamo affermare che è esistita un’annodatura di tappeti indigena dell’Europa, indipendente da quella orientale, e che essa è rimasta viva in Scandinavia fino ai giorni nostri, non praticata professionalmente o tantomeno in laboratori, ma all’interno del sistema del lavoro domestico prevalentemente rurale.


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