Qom: Spiritualità e tappeti Stampa

 

fonte (Tappeti Magazine - Paolo)

Introduzione

L’appassionato che da poco si è accostato al mondo del tappeto apprenderà, fra le prime nozioni, che le produzioni persiane di Qom e di Nain sono da ascrivere ad un’epoca recente, cioè alla prima metà del Novecento, anche grazie all’impulso dato dallo Shah Reza Pahalavi.

In realtà questo è strettamente vero per Nain, la cui industria tessile, in crisi a causa della concorrenza dei tessuti importati dall’Occidente, fu riconvertita alla produzione di tappeti, mentre non è a tutti noto che Qom vanta invece una propria tradizione nel campo del tappeto che solo recentemente si è sviluppata in una raffinata manifattura commerciale.

Qom: città santa

Qom è una città santa, seconda in Persia solo a Mashad. Nella città e nel circondario sorgono numerosi monumenti religiosi tra cui una splendida moschea, un gran numero di mausolei di santi sciiti e centinaia di tombe di fedeli.
Oltre ad essere un importante luogo di pellegrinaggio, Qom ha sempre goduto di un ruolo privilegiato grazie alla sua posizione, tra Esfahan e l’area settentrionale.


La città esisterebbe da prima dell’Islam, con il nome di Kumindan (a sua volta da ricollegare all’assira Ambanda), mutato in Qom in epoca islamica.

La città è sorta dall’unione di alcuni piccoli villaggi serviti da un bazar, antesignano di un centro commerciale, che crebbero fino a collegarsi l’un l’altro a costituire un abitato più grande.

Sappiamo che fu distrutta da Alessandro il Grande e riedificata dal sovrano sasanide Kubad I (488-531 d.C.), che le attribuì l’indipendenza amministrativa da Esfahan.

In epoca islamica popolazioni arabe migrarono da Kufa, nell’attuale Irak, verso l’area di Qom, integrandosi pacificamente con gli abitanti delle città esistenti e facendo di Qom un rifugio e un baluardo per i primi sciiti.

A dare un importante contributo alla fama di Qom fu la venerazione di Fatemè (Fatima), sorella dell’imam Reza, detta al-Masumeh, cioè l’Immacolata, che morì e fu sepolta a Qom nel 816 d.C. La sua tomba divenne immediatamente luogo di pellegrinaggio ed il numero dei fedeli che lo raggiungevano ogni anno crebbe continuamente. In particolare, le donne chiedono la grazia della fertilità.

Nel X secolo Qom era descritta come una città ricca, chiusa da una cerchia di mura e circondata da campi resi fertili grazie ad un efficiente sistema di irrigazione, ma nel 1124 subì il massacro dei suoi abitanti ad opera dei conquistatori mongoli; tuttavia gli Ilkhanidi e i Timuridi ne promossero la rinascita.

Il periodo di maggior splendore della città si ebbe sotto i sovrani safavidi, che riaffermarono la fede sciita e incentivarono i pellegrinaggi verso le città sante iraniane di Mashad e Qom, in contrapposizione a quelle irakene di Najaf e Karbala, cadute sotto il dominio degli Ottomani.

I safavidi intrapresero la costruzione del complesso di edifici che formano il santuario (astanè) di Fatima, che dopo il 1629 accoglierà le loro sepolture (Sims E. Abbas-i buzurg. Iran in a new light. In: Hali 2009, 159, pp. 99-101).

Molti altri monumenti religiosi andarono ad arricchire la città che divenne anche un apprezzato centro di studi teologici. Successivamente Fath Alì Shah la fece completare da una madrasa e i Qajar la ornarono con una serie di altri monumenti.

Qom e il tappeto

La maggior parte delle fonti tendono ad escludere una produzione di tappeti locale antecedente alla prima metà del ‘Novecento.

“Nella millenaria città santa di Qom non si sono prodotti tappeti fino al più recente passato. La produzione di tappeti... risale al 1930 e solo dal 1950 è nota anche a noi” (Aschenbrenner E. Tappeti orientali. Caucasici – Persiani. Fabbri, 2000);

“Verso il 1930, per iniziativa di un gruppo di mercanti di Kashan, sorsero a Qom i primi telai” (Formenton F. Il Libro del tappeto. Mondadori, 1999 e Il tappeto orientale. De Vecchi, 1996);

“Qom ... ha la particolarità di non aver mai tessuto tappeti fino all’inizio degli anni ‘30 del XX secolo” (Cohen M. Il mondo del tappeto. De Agostini, 2000);

“La produzione tessile di Qom, le cui origini risalgono agli anni Trenta, è oggi particolarmente abbondante” (Middleton A. Tappeti. IdeaLibri, 2001);

“There was no tradition of rug weaving there during Safavid times” (Eiland III ML. Antique oriental rugs. Antique collectors’ club, 2003);

“L’industria del tappeto non fu fondata prima del 1930... I tappeti della città santa di Qom non dovrebbero risalire, ovviamente, a prima del XX secolo; certamente nessun tappeto del periodo safavide è mai stato attribuito a questa città” (Sakhai E. Guida alla scelta dei tappeti. Magis Books, 1993);

“Qom è sorta come manifattura di tappeti intorno al 1940 per sopperire alla decadenza di quella di Teheran di cui ripete molte caratteristiche tecniche” (Parvizjar B, Condello M. Dizionario enciclopedico del tappeto persiano. Telemarket Communication, 2005);

“L’annodatura dei tappeti è un’attività recente e risale agli anni Venti, per iniziativa di alcuni mercanti di Kashan” (Sabahi T. L’arte del tappeto d’oriente. Electa, 2007)

Nessun cenno da parte di John Eskenazi e della dottoressa Milanesi.

Appena più possibilisti Barry O’Connell: “Qum is a fairly recent weaving center. Major production of rugs only started up in the early 20th century” (persiancarpetguide.com) e Mehdi Zarif: “Per molti secoli il centro ha legato la sua fama alla spiritualità musulmana sciita, relegando l’arte dell’annodatura in una posizione piuttosto marginale. Solo agli inizi del ‘900, grazie all’iniziativa di alcuni intraprendenti mercanti di Kashan incentivati da Reza Shah Pahlavi, la produzione tessile ha conosciuto un nuovo impulso raggiungendo in pochi anni ottimi livelli qualitativi” (Il tappeto orientale. De Agostini, 1998).

Sicuramente in epoca safavide Qom aveva prodotto diversi tessili, tra cui i karbas, rustici tessuti di cotone con i quali si confezionavano gli abiti delle classi medie, ma non era mai divenuta un importante centro di produzione di tappeti a differenza di città come Kashan, Kerman, Tabriz o Esfahan.

Nel XIX secolo vi venivano annodati quasi esclusivamente tappeti di piccola dimensione, da vendere ai pellegrini sciiti che si recavano in visita alla città per la preghiera, come offerta votiva (nazir) per i numerosi luoghi di pellegrinaggio o anche come significativo souvenir della città santa (Parvin MK. Qum. Tappeti unici da una città unica. In: Ghereh 2007, 41, pp. 25-36).

La produzione del Novecento

Dalla fine del XIX secolo, grazie al crescere della domanda occidentale, le esportazioni di tappeti persiani avevano avuto un boom, soppiantando i tappeti turchi, con numeri in costante crescita. Nell’export commerciale stavano prendendo sempre più il ruolo che era stato in precedenza delle sete e altri tessuti.

Lo sviluppo di una manifattura di tappeti a Qom fu fortemente voluto dallo Shah Reza Pahlavi, che visitò Qom nei primi anni del regno, come parte del più ampio progetto per l’incremento della produzione dei tappeti in Iran, come parte di una politica economica improntata alla modernizzazione e al nazionalismo.

Shah Reza favorì l’installazione di un gran numero di telai nel centro urbano e nel circondario, forse ad opera di mercanti di Kashan intorno al 1930, per realizzare atelier che lavorassero per l’esportazione.

Se consideriamo che nei dintorni della città si trovano giacimenti di petrolio e di gas naturale, e di conseguenza quella petrolifera è la più importante industria locale, devono essere maggiormente apprezzati gli sforzi di Shah Reza per avviare un’importante attività produttiva di tappeti a Qom.

Nel 1966 un terzo circa della popolazione della città di Qom lavorava nell’industria del tappeto e all’incirca la stessa percentuale nei villaggi del circondario. All’annodatura si dedicavano in prevalenza donne e ragazze.

I tappeti di Qom sono maggiormente realizzati in un formato medio, ma ne vengono prodotti anche nel piccolo formato proprio dei tappeti da preghiera, destinati ai pellegrini della moschea di Fatima; questi sono opera per lo più dei telai dei villaggi che circondano la città o delle popolazioni nomadi che vi si sono insediate in modo stabile.

Sebbene i tappeti locali non raggiungessero la finezza degli esemplari coevi di Kashan o Esfahan erano comunque tra i più raffinati del paese ed erano apprezzati dal mercato nazionale, attraverso i bazar di Teheran; molti trovavano la via del Medio Oriente e dell’Europa, mentre il mercato statunitense ha iniziato a richiederli solo di recente, anche a causa delle difficoltà legate all’embargo conseguente alle vicende politiche della fine degli anni ’70.

(Qom interamente in seta, recente manifattura. Da: executivetradewinds.com)

Conclusioni

Attualmente l’Iran è una teocrazia: mentre Teheran è la capitale politica del paese, Qom ne è la capitale religiosa, essendo da sempre uno dei centri più importanti per i musulmani sciiti. Proprio a Qom l'ayatollah Khomeini e molti altri eminenti capi religiosi hanno compiuto gli studi teologici e la città ha assunto un ruolo di particolare rilievo nell'ambito del movimento di opposizione all'ultimo shah e durante il periodo della rivoluzione.

La centralità di Qom nel culto sciita ha determinato le caratteristiche della produzione di tappeti, segnatamente quella di favorire l’assolvimento del precetto della preghiera dei pellegrini che venerano i luoghi santi della città.

Di questa produzione con una connotazione prettamente utilitaristica non rimane virtualmente traccia, né essa può avere influenzato le caratteristiche tecniche e iconografiche della manifattura del Novecento.

Possiamo però ipotizzare che la consapevolezza dell’importanza del ruolo della città di Qom nella spiritualità dell'Iran e dell’Islam sia anche al giorno d’oggi di stimolo al miglioramento della qualità dei tappeti prodotti dalle locali manifatture, portandoli a rivaleggiare con gli altri migliori tappeti persiani.

Nota

Non sono riuscito a reperire immagini di esemplari di Qom di antica manifattura. Sarò grato a chi volesse segnalarmene per corredare questo mio modesto contributo a TappetiMagazine.