I Tappeti Caucasici antichi e i "Magic Carpets" Stampa

 

I tappeti realizzati nel Caucaso durante la grande espansione dei villaggi che si occupavano della loro tessitura, promossa dalle autorità russe nella seconda metà del XIX secolo sono diventati, nel corso degli anni, uno dei generi più apprezzati dai collezionisti.

Vari tipi di Kazak, Karabagh, Shirvan, e Kuba infatti, occupano ancora un posto di rilievo nella "graduatoria" dei tappeti più ricercati, ma la loro attrattiva è leggermente scemata negli ultimi dieci anni. Questo non è dovuto tanto ai cambiamenti del gusto, della disponibilità degli acquirenti, o ad altre tendenze di mercato. Nè tantomeno sono venuti a mancare, nelle gallerie di commercianti o nelle case d'asta, pregevoli esemplari di queste provenienze.

Ed è infatti questa una chiave del problema...

È possibile scovare splendidi esempi di Sevan o Kazak Karachopf, Chelaberd, Karabagh, Kuba Konakgend e simili, se si è disposti a pagare il prezzo (a volte anche alto) che questi tappeti riescono a raggiungere quando sono in ottime condizioni. Ma il loro stato di conservazione, a volte davvero eccellente, è ormai diventato motivo di preoccupazione o sospetto.

Le ragioni di questo allarme hanno a che fare con le pratiche scorrette che sono state adottate da alcune regioni del Medio Oriente nel corso dell'ultimo decennio o giù di lì.

Tappeti antichi, anche in ottime condizioni, sono raramente esenti da pur lievi difetti. Infatti, anche se ben curati, è inevitabile che nel corso dei decenni abbiano subito un qualche tipo di danno: sia che si tratti di tarme, bruciature, tagli o macchie inamovibili, quasi tutti richiedono interventi di manutenzioni più o meno invasivi, fino ad arrivare a vere e proprie ritessiture effettuate sul canovaccio delle trame e degli orditi.

Tali "manutenzioni" sono sempre state accettabili e rimangono tali per i collezionisti. A maggior ragione quando questi restauri vengono effettuati con uno standard molto elevato, soprattutto dai tessitori delle aree mediorientali, dove i tappeti sono stati originariamente prodotti.

Per rendere tutto ancora più a "regola d'arte" infatti, questi ultimi usano spesso la lana dei resti frammentari di kilim e arazzi antichi che possono essere disfatti per produrre filati di lana molto lunghi, che presentano la giusta rotazione, un colore della stessa qualità e la consistenza, in tutto e per tutto insomma, paragonabile alla lana dei tappeti che necessitano del restauro. Tutto questo è per molti versi encomiabile, ma ha in sé stesso il potenziale per produrre poi l'abuso.

Recupero della "Struttura"

Alcuni tappeti antichi hanno un motivo o un altro per diventare più ricercati di altri. È facile imbattersi però in esemplari talmente logori che semplicemente non vale la pena riparare. In molti casi però, vale la pena salvare le loro fondazioni (l'intreccio che si viene a creare tra le trame e gli orditi), riannodarle nuovamente, e in questo modo riparare eventuali buchi o fessure, o peggio, interi manufatti.

È infatti possibile prendere del filo antico, disfatto da kilim danneggiati o frammenti di essi che non hanno più molto valore di mercato, e ritessere con tale filo sulle fondazioni antiche, riproducendo le caratteristiche ed i disegni tipici dei tappeti più ricercati e remunerativi.

I tappeti che ne derivano sono realizzati interamente con materiali antichi. Hanno la qualità della lana e il colore degli oggetti d'antiquariato, la trama e gli orditi sono antichi e in ogni dettaglio si percepisce il sentore dell'oggetto di antiquariato. Se poi il tessitore è abile, come spesso accade, il disegno e la qualità della realizzazione riesce ad ingannare anche i più esperti mercanti e collezionisti.

Tali esemplari possono facilemente superare anche le più ardite prove di analisi scientifica come la datazione al carbonio-14, dal momento che la lana è del tutto originale ed antica. Tali esami potrebbero svelare la "frode" solo se i filati di kilim risultassero sensibilmente più vecchi della fondazione o viceversa, o se si effettuase l'esame, a campione, su più porzioni del tappeto. Solo dinanzi a test così specifici, si potrebbero notare incongruenze cronologiche tra le diverse aree del tappeto, così da evidenziare il "falso".

Già...perchè la domanda è d'obbligo: "Potrebbero tali tappeti essere considerati antichi a tutti gli effetti?"

La loro realizzazione è moderna, e devono quindi per forza valere molto meno di pezzi originali realizzati oltre un secolo fa. La vendita di tali oggetti come pezzi d'antiquariato può essere considerata a tutti gli effetti come fraudolenta, a meno che il venditore non risultasse all'oscuro del fatto che il tappeto è una "pastiche" moderna di vecchi materiali....cosa che purtroppo accade sovente.

Si racconta che un noto antiquario stava ammirando un Kazak antico appeso al muro di una galleria di New York. Fu avvicinato da un restauratore turco che stava visitando a sua volta la galleria, e riconoscendolo gli si avvicinò in silenzio e gli chiese di stimare l'età del pezzo. L'antiquario rispose prontamente, datandolo intorno al 1880. Il turco allora sorrise e disse che era davvero lontano, essendo stato lui stesso l'autore del tappeto, poche settimane prima in Turchia.

Quando l'antiquario lo incalzò facendogli notare che il tappeto presentava aree danneggiate e rimpelate, il restauratore rispose: "lo facciamo per farlo sembrare più convincente". Quando il primo sottolineò che il "marrone" era tutto corroso (tipico effetto dell'ossidazione) come deve accadere ai pezzi di antiquariato, il secondo rispose "abbiamo rasato più in basso tutta l'area colorata di marrone". Di fronte alla nota che il retro del tappeto era lucido e liscio come quello di uno antico, il turco rispose che avevano bruciato le fibre della superficie posteriore con un cannello a gas propano. Quando infine l'antiquario insistette sul fatto che la lana e i colori erano vecchi, il restauratore ammise con un sorrisetto che lo erano in effetti, ma che non faceva nessuna differenza.

E aveva ragione. Era ancora un tappeto nuovo. O, in mancanza di un termine migliore, era un "Magic carpet" (tappeto magico).

Questo è quindi il rischio a cui devono far fronte i collezionisti e commercianti, rischio che ha avuto un effetto agghiacciante. Ci troviamo infatti spesso a doverci pensare due volte prima di acquistare un tappeto antico che appartiene ad una provenienza ricercata. Se sembra troppo bello per essere vero, forse lo è, forse non è un vero e proprio tappeto antico, ma un "Magic carpet".

Quando vediamo un Kazak Sevan o un Karachopf con un vello lungo, colori caldi e corposi, pochi o nessun restauro, nasce immediatamente il sospetto, che non diminuisce fino a quando non si riesce ad avere prove documentate di almeno venti anni dell'esistenza del tappeto. E tale documentazione, spesso, non è disponibile.

Non vi è alcun dubbio che tanti tappeti caucasici antichi autentici subiranno svalutazioni e/o dubbi, magari infondati, a causa di questo clima di cautela e sospetto ma, ai prezzi ai quali vengono oggi proposti, chi vuol fare un giro sul "tappeto magico"?

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