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A

Abrash: con questo termine si indicano delle variazioni di tono o di intensità di uno stesso colore causate, generalmente dalla diversità di tintura delle fibre utilizzate. L’abrash autentico non viene considerato un difetto ma una prova della genuinità del manufatto.

Abi: vocabolo persiano con cui si indica il colore azzurro.

Adler: vocabolo tedesco che significa aquila. Sono detti Kazak Adler alcuni tappeti caucasici provenienti dall’area armena. Il termine Adler si riferisce ai loro medaglioni che ricordano le aquile araldiche.

Afshan: vocabolo persiano che indica la piena fioritura, convenzionalmente usato per definire un motivo decorativo floreale tipico delle zone caucasiche di Kuba e del Karabagh oltre che del Kurdistan. Il disegno è costituito da rosette e palmette alternate in filari verticali, congiunte da coppie di foglie disposte ad angolo. L’origine del disegno è legata alla decorazione “a vaso” degli esemplari safavidi del Seicento.

Aiatlik: parola turca che definisce i tappeti da preghiera.

Aina-Gotschak: motivo decorativo ricorrente su Joval e Torba turcomanni: il campo è suddiviso in riquadri minuti, ciascuno ornato da un motivo uncinato (gotschak).

Aina-Gul: letteralmente il termine “gul” significa “a specchio”. I tappeti con questo disegno sono formati da piccoli gul inscritti in spazi rettangolari ricorrenti nella produzione minore delle tribù turcomanne.

Aina-Kap: tappeto a forma di piccolo astuccio porta specchio in uso presso i turkmeni.

Ak-Su: motivo decorativo frequente nel campo di Joval e Torba turcomanni analogo all’aina-gotschak.

Alam: vocabolo con cui si indicano le bordure supplementari presenti sulle testate dei tappeti turkmeni; possono essere annodate oppure semplicemente tessute e ornate da ricami con trame aggiunte. Anche raffigurata in minareti e moschee, diffuso in Turchia, spesso schematicamente riprodotto all’apice dei mihrab dei tappeti.

Albero della vita: antico simbolo orientale di fertilità e prosperità. Compare spesso nei tappeti a preghiera. È spesso interpretato come simbolo dell’asse del mondo, poiché collega i tre livelli cosmici che compongono l’universo: quello sotterraneo, quello terrestre e quello celeste. Per il suo ricco significato simbolico questo motivo compare spesso nei tappeti a preghiera, in interpretazioni più o meno stilizzate.

Alchagulchichi: vocabolo che significa chi-chi con fiori di prugno e indica un particolare gruppo di tappeti chi-chi.

Algam: bordura secondaria diffusa nella produzione turcomanna, ornata da piccoli motivi a forma di “S”. Questa bordura è detta anche ghamchi.

Allume: solfato di potassio e alluminio, usato per mordenzare direttamente la lana prima della colorazione. Si presenta in forma di cristalli traslucidi.

Anilina: ammina aromatica, derivata dalla distillazione del catrame, che costituì un importante intermedio nella preparazione delle prime sostanze coloranti, dette appunto colori all’anilina.

Annodatura: termine usato spesso in sostituzione di tessitura. Questo vocabolo indica il procedimento, nella produzione dei tappeti, con cui il tessitore forma il vello annodando il filato di lana attorno all’ordito.

Amogli (Emogli, Amoghli): maestro tessitore a Mashad morto all’inizio del Novecento. I suoi tappeti, spesso firmati, si distinguono dagli altri Khorasan per l’uso della cimosa blu.

Arabesco: motivo decorativo costituito da disegni floreali stilizzati che si possono riprodurre all’infinito.

Arazzo: panno tessuto manualmente su telaio.

Armenibaff (anche: Armenibaft): trattasi di una tipologia di tappeti prodotti in Iran nel distretto del Chahar Mahal da tessitrici di origine armena; il termine designa un prodotto di alto livello fra la produzione generalmente nota come Bakhtiari.

Asmalyk: coperta ornamentale, generalmente composta da 5 o 7 lati e realizzata a coppie, usata per lo più durante i festeggiamenti e i matrimoni, per i fianchi dei cammello e dei cavalli.

 

 

 

Aspadana: Nome storico di Isfahan.

At-Cheki: termine turco indicante i finimenti da sottopancia, per cammelli e cavalli; sono a tessitura piatta oppure anche annodati.

At-Djoli: termine turco, designante la coperta per il cavallo. Può essere a tessitura piatta oppure annodato, ma sempre di fattura molto fine. La forma è un rettangolo (o quasi un trapezio), da cui partono due bracci, che servono per fermare la coperta attorno al petto dell’animale.

 

 

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B

Baff: in persiano indica nodo: turkbaff, nodo turco; farsibaff, nodo persiano.

Baft: termine iraniano che significa tessuto. Talvolta, viene utilizzato associato a differenti origini. Per esempio Sench baft significa tessuto come Seneh, Baft-E-Seneh significa tessuto proveniente da Sench. Baft è anche il suffisso del verbo persiano baften, annodare. È altresì una cittadina iraniana della Regione di Kirmam, nel centro dell’area di insediamento degli afshari cui raccoglie i tappeti.

Balesht: Vocabolo di origine turca per indicare piccole sacche rettangolari, a tessitura piana o annodate, aperte su un lato corto, per il trasporto di beni diversi e come cuscino. Usato per manufatti baluchi e afgani.

Battitura: fase della tessitura dei tappeti in cui il tessitore, avvalendosi di un apposito pettine, batte la trama comprimendola con forza sull’ultima fila di nodi; questa operazione conferisce corpo e robustezza al tappeto.

Bibibaf-Bibiaft-Bibibaff: denominazione dei tappeti Bakthiari di migliore qualità. Il vocabolo è composto da baft, nodo e bibi, attributo della donna più anziana della casa, maggiormente esperta nella tessitura.

Bordo: elemento decorativo perimetrale del tappeto. Si distinguono i bordi primari da quelli secondari.

Bokshe: borsa a forma di busta lavorata in un unico pezzo.

Botè: motivo decorativo, di forma ovoidale, con la punta ripiegata a uncino.

Bou: Termine turkmeno poco usato (si usa in genere yolami) che indica delle strisce in tessuto piano oppure annodato di lunghezza variabile secondo la funzione (rinforzo per la struttura della yurta, per assicurare il carico su animali da soma etc.). Il termine persiano corrispondente è malband.

Broccato: particolare tipo di stoffa. Nei tappeti sta a indicare l’intrecciatura all’ordito e alla trama di fili d’oro e d’argento a formare degli anelli. Deriva da un vocabolo inglese brocaded (ricamato). Indica il metodo di lavorazione dei Kilim a trame supplementari, in cui il disegno è ottenuto con trame policrome inserite tra gli orditi.

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C

Cagiarino: nel XV e XVI secolo, indicavano a Venezia i tappeti provenienti dal Cairo.

Cammello: il disegno del cammello viene spesso usato come motivo decorativo in forme più o meno stilizzate per augurare ricchezza e felicità. La lana di cammello viene utilizzata nella tessitura di tappeti per lo più dalle popolazioni nomadi del Turkestan e dell’Afghanistan nel suo colore naturale essendo difficile da tingere.

Campo: è la parte centrale, la più ampia del tappeto, delimitata dai bordi e dove si trova il motivo principale.

Cantonale: il disegno che si presenta negli angoli del campo, intorno a un motivo centrale o sopra al mihrab.

Cardare: è la prima operazione cui viene sottoposta la lana dopo la tosatura e serve per sciogliere i nodi e districare le fibre. La cardatura può essere manuale o meccanica.

Cartiglio: ornamento a forma ovale allungata, talvolta rettangolare nelle bordure, con iscrizioni craniche o con la firma dell’artista.

Cartone: termine tecnico che indica il disegno preparatorio di un tappeto in scala su carta millimetrata. Quando non esisteva la carta millimetrata, il cartone era un foglio bianco, parzialmente quadrettato, su cui il disegno era realizzato da un ustad, disegnatore.

Chadir-Sheridi: denominazione turca della striscia da tenda.

Chanteh: termine usato dalle popolazioni nomadi iraniane per indicare sacche in Kilim, di diverse dimensioni, destinate a contenere gli oggetti domestici.

Chemche-Gul: disegno a gul secondario di forma cruciforme, proprio dei tappeti Tekke. Il termine letterale della parola “chemche” significa “cucchiaio”.

Chemche Torba: borsa tessuta dalle donne turkmene per contenere mestoli e altri utensili da cucina.

Cherlik o Tsherlik: tappeto o Kilim sagomato con funzione di coprisella.

Chermes: con questo nome si designano vari tipi di parassiti (cocciniglie) delle piante, che essiccati opportunamente servono come colorante (rosso brillante). Dalla parola originale Kirmiz sono derivate: in italiano cremisi, in anglosassone crimson. Un liquore rosso è conosciuto come Alchermes.

Chevron: motivo decorativo proprio dei bordi, formato da “V” concentriche.

Chi-Chi: motivo decorativo cinese costituito da nastri fluttuanti. Tipologia molto rara del Caucaso Orientale. È detta anche “fascia di nuvole” o “nastro di nuvole” e ha un ricco significato simbolico perché rappresenta la porta del cielo.

Chigh: stuoia realizzata con giunchi, cannucce o ramoscelli legati con filato di lana intrecciata, decorata di vari motivi geometrici come una tessitura piana. Ha molteplici usi negli accampamenti nomadici (Asia centrale in genere).

Chintamani: motivo decorativo composto da nuvole sormontate da tre punti disposti a triangolo; è detto anche Tamerlano perché il tamga, cioè lo stemma di Tamerlano, riproduceva un disegno simile. Secondo un’interpretazione più recente si tratta di un disegno che riproduce il manto degli animale maculati.

Ch’i-Lin: animale di fantasia (simile all’unicorno) tipico del repertorio decorativo cinese.

Chuval: sacca per provviste e oggetti di uso quotidiano, spesso anche decorazione da parete.

Cicekli: Kilim con disegno floreale.

Cicim (Gigim, Jijim): vocabolo che indica alcuni Kilim di produzione turca in cui la decorazione è ottenuta con trame policrome supplementari secondo la tecnica detta a trame aggiunte. In area persiana con questa voce si indicano tessiture piane con disegno a righe sottili, con decoro minuto realizzato con la tecnica delle trame aggiunte oppure a semplice kilim, molto lunghe e assai strette (dai 20 ai 30 cm). Queste strisce vengono poi cucite fra di loro fino ad avere un telo della misura desiderata. L’uso è vario.

Cimosa: margine dei lati corti del tappeto che precede la frangia e preserva il disegno.

Colonna (tappeto a): indica tappeti anatolici formato da colonne che sostengono il mihrab.

Cotone: filato ottenuto dalla peluria dei semi dell’hibyscus gossypium, dotato di robustezza e indeformabilità; è spesso usato per la struttura dei tappeti.

Cornice (del tappeto): la parte che delimita il campo del tappeto in genere formata da due bordi.

Corrosione: processo di macerazione cui vanno soggetti i colori marrone scuro e nero trattati con mordente a base di ossido di ferro. Col tempo la lana si intacca in alcuni punti per l’azione dell’aria. La corrosione non determina una perdita di valore ma stabilisce un’epoca.

Cromo: È un elemento chimico. Un suo composto, il bicromato di potassio, è il mordente richiesto da una tipologia di coloranti sintetici, che vengono detti per questo coloranti al cromo. Non presentano gli inconvenienti dei coloranti all’anilina e sono ormai utilizzati da tutte le manifatture per la tintura della lana da tappeti. In verità sono stati “scoperti” agli inizi del XX secolo, ma sono entrati nell’uso in Oriente soltanto dopo la prima guerra mondiale.

Cufico: motivo di bordo ispirato dalla scrittura araba arcaica che porta lo stesso nome.

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D

Darak Bash: custodia in tappeto per i pettini delle tessitrici.

Darri: tessuti piani in lana o cotone prodotti in India con funzioni diverse da giaciglio a tenda a stuoia da terra. La tecnica di tessitura è quella a fessure spesso con consolidamenti a coda di rondine. La decorazione, piuttosto semplice, è solitamente costruita con righe orizzontali policrome e motivi geometrici elementari.

Dasterkhan: tessitura piana, tipica dell’Afganistan, in genere stretta e lunga, che serve per appoggiare il cibo per il pranzo. A volte è ricamata, sempre con decori geometrici.

Davaghin: termine usato in Daghestan per indicare i Kilim prodotti localmente con tecnica a fessure o a trame avvolte. Questi tappeti vengono utilizzati come coprisella o sacche da spalla.

Depressione: dislivello tra gli orditi adiacenti dovuto all’azione delle trame tese.

Diah Dizluk: piccoli tappeti pentagonali usati per decorare le ginocchia del cammello nella cerimonia nuziale dei turkemeni.

Disegno curvilineo: decorazione del tappeto entrata in uso in Persia nel periodo safavide e in Turchia in epoca ottomana. La sua realizzazione necessita di uno schema del disegno eseguito su cartone. Per la sua maggiore complessità tale decorazione è tipica della produzione cittadina.

Disegno geometrico: decorazione del tappeto prediletta dalle popolazioni nomadi generalmente realizzata senza l’ausilio di uno schema.

Djadjim: Tessuto piatto, molto compatto, realizzato con la tecnica dell’ordito a vista e formato da strette strisce di 6-18 cm di larghezza, tagliate e successivamente cucite insieme lungo i margini delle cimose; le dimensioni delle strisce sono inevitabilmente condizionate dalla tecnica dell’ordito a vista, che non consente di realizzare manufatti di larghezza maggiore perchè pone il problema di mantenere costante la tensione della struttura. Realizzato soprattutto nelle aree sudoccidentali della Persia dalle tribù Shahsavan (seguaci del rè) e dai Qashqai persiani. Grazie alla particolare struttura, i djadjim sono molto versatili e possono essere utilizzati come coperte, trapunte, gualdrappe o stuoie. A volte vengono trasformarti in sacche di vario genere e forma, e in alcuni casi si usano addirittura come semplici strofinacci da cucina. Unendo insieme più djadjim, i Bakhtiari confezionano insoliti cappotti lunghi, indossati unicamente dagli uomini della tribù. 

Djulchir: È il nome che si da ai tappeti uzbechi realizzati a pelo assai lungo, spesso costituiti da due o più strisce giuntate insieme. Portano disegni geometrici estremamente semplici. Il significato letterale è "pelle d’orso". Servono in genere come letto.

Dombaki, bordure: bordure proprie dei Farahan più antichi caratterizzata dalla presenza ai quattro angoli di grandi fiori tondeggianti, simili per aspetto ai dombak, i tamburelli persiani.

Dozar: termine iraniano che significa due zar (zar significa misura ed è pari a cm 106). Come il vocabolo sedjadeh (la cui etimologia non è certa) indica un tappeto di forma rettangolare di circa 200/220 x 120/140 cm. Il termine Dozar galiceh (ghalitchè) è generalmente riservato a tappeti dello stesso formato ma di qualità molto fine.

Drago: animale di fantasia utilizzato nei tappeti cinesi e caucasici formato da dodici parti di altrettanti animali raffigurati in stili diversi. Nell’iconografia orientale rappresenta una forza benefica. Il drago cinese incarna le forze benefiche della natura. Il drago a cinque artigli, secondo un editto Ching, divenne il simbolo dell’imperatore.

Dughi: il colore rosa dughi, propria dei Sarouk, è un colore di tonalità particolare, tendente al salmone, ottenuto da una miscela colorante di allume, robbia e acido lattico (dugh).

Dyrnak: in lingua turca significa “uncino” e viene spesso usato per definire il bordo “a cane che corre”.

Dyrnak Gul: disegno gul di forma romboidale bordato da uncini. Questo disegno viene usato dalle tribù turkmene Yomut.

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E

Elmali: nome del motivo a pomo.

Ensi: tappeto appeso all’ingresso dei tam-oy turkmeni. Il campo è decorato da un grande motivo cruciforme, culminante in un disegno spesso erroneamente interpretato come mihrab. Questo disegno viene concluso inferiormente da un’altra “alam”. Talora viene detto “pardeh” (termine afgano) oppure “hadtchlu” (vocabolo armeno).

Ertmen Gul: disegno gul di forma romboidale coronato superiormente e inferiormente da un doppio uncino, usato dalle tribù turkmene Chodor per la decorazione dei tappeti.

Eski Kerman: denominazione commerciale turca che significa vecchio Kirman usata negli anni venti per indicare i Kirman con disegni tradizionali.

Eyerlik: coperta da sella in uso presso il popolo turkmeno.

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F

Farsh: il termine significa tappeto, in lingua persiana moderna.

Farsibaft (Farsibaff): nodo asimmetrico o persiano detto anche senneh. I capi del nodo, dopo aver avvolto due orditi, fuoriescono da diversi interspazi. Può essere aperto a sinistra o a destra.

Farsistan: nome con cui talora si indicano i tappeti dell’area di Shiraz, nel Fars.

Fessure, Tecnica a: tecnica di tessitura dei Kilim detta anche a relais o slit tapestry, in cui il disegno è ottenuto alternando i colori delle trame strutturali; al cambio di colore le trame tornano indietro attorno ai due orditi adiacenti che risultano quindi sconnessi e separati da una fessura.

Figdor: celebre tappeto “a giardino” di epoca safavide che deve il nome al collezionista austriaco Albert Figdor ed è conservato all’Österreichisches Museum fur Angewandte Kunst di Vienna.

Filatura: L’operazione di torcitura delle fibre per ottenere un filamento continuo. La torsione, e quindi la filatura, può essere fatta a mano o a macchina.

Fil-Pai Gul: questo termine è usato per indicare i grandi gul tondeggianti degli Ersari afgani, siano gulli gul o temirchin gul, detti anche “gul a zampe di elefante”.

Foglie Dentate: bordura tipica dei tappeti caucasici composta da foglie dentate policrome alternate a disegni a forma di “Y” che ricordano i calici; per questo motivo è detta anche “a foglia calice”.

Findik (Findikli): delicati tappeti a piccoli disegni.

Finitura: operazione che viene effettuata alla testata inferiore e superiore per evitare sfrangiature.

Floche (Flosch): termine commerciale per i tappeti sintetici prodotti con materiali diversi quali: misto seta artificiale, cotone mercerizzato, fibre sintetiche.

Frangie: prolungamento della catena dell’ordito alle estremità del tappeto.

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G

Gab Khorani: copertina del Corano spesso in cuoio sbalzato e artisticamente ornata con gemme e lamine di materiali preziosi. A tali oggetti si suppone si sia ispirata la decorazione dei tappeti a medaglione che pertanto sono spesso indicati con lo stesso termine.

Gabbeh: Tipologia di tappeti dal pelo lungo, molto morbidi, utilizzati come letto o coperta. La morbidezza è ottenuta utilizzando solo lana, annodando con annodatura non fitta ed usando numerose trame (da tre fino a dodici) fra due file di nodi.
Se il pelo è presente sulle due facce del gabbeh si parla di gabbeh patueh.
La decorazione dei gabbeh è in genere poco complessa e con colori vivaci. Esistono comunque esemplari annodati solo con lane non tinte e quindi con colori avorio e bruno fino al nero, che vengono detti Shouli (da Shoul Sanger, villaggio del Fars iraniano).

Gaddy: cartone su cui viene disegnata la metà del tappeto.

Gah Faradj: termine con cui spesso si indica il caratteristico disegno a “giardino” del tappeto Bakthiari.

Galeh: contenitori in Kilim dall’ampia apertura usati dalle popolazioni nomadi.

Galiceh: Parola persiana per designare un dozar (vedi) molto fine.

Galla di Quercia: escrescenza particolarmente ricca di tannino provocata nella quercia dalla puntura d’insetti. Si usa come colorante per tingere la lana marrone.

Ghajari: Tipologia di tessitura piana prodotta dalle popolazioni uzbecke e turkmene. Molto spesso sono eseguiti cucendo insieme strette strisce di manufatto, fino a raggiungere le dimensioni desiderate.

Ghali (Qali, Kali, Khali): vocabolo persiano che indica il tappeto principale della casa, in genere rettangolare, di dimensioni pari a cm. 200x300 o superiore. Significa anche mian farsh.

Ghalibaf: in persiano significa “tessitore di tappeti”; è un vocabolo composto dal termine “ghali” (tappeto) e dal suffisso “baf” (dal verbo “baften” che significa “annodare”).

Ghireh o Punzeh: unità di misura utile per la valutazione della densità di nodo. Viene usata nella zona di Kirman ed equivale a circa cm. 7.

Golabdani: termine con cui si indica la decorazione che riproduce anfore stilizzate. Si tratta degli acquamanili che vengono offerti agli ospiti perché possano rinfrescarsi le mani con acqua di rose.

Goldani: complessa decorazioni floreale a pieno campo, originata da uno o più vasi.

Gol-e-Bolbol: letteralmente, rosa e usignolo. Termine con cui si indicano quei motivi, frequenti specialmente in area persiana, composti da fiori e figure di uccello.

Gol Farangh: letteralmente, "rose di Francia". Si tratta di motivi floreali ispirati alle tappezzerie e agli arazzi europei, particolarmente in uso in alcune manifatture della zona dei Bakhtyary.

Gol Hanai: in persiano, "fiore di hennè"; si tratta di un disegno originario dell’area di Sultanabad, composto da fiori tondeggianti in una griglia di foglie dentate e steli fioriti.

Gorbaghe Gul: gul secondario cruciforme proprio dei tekke; letteralmente gul a rana.

Garzare: opera di rifinitura nella lavorazione della lana per renderla morbida e flessibile.

Gashokdan: borsa per posate, specchi e simili.

Germetsh (Germech): tappeto d’ingresso che, steso fra gli stipiti della porta, proteggeva dalla polvere e dai piccoli animali.

Ghiordes: città dell’Anatolia dove Alessandro sciolse l’omonimo nodo; il termine viene usato per indicare il sistema di annodatura utilizzato dai turchi (nodo turco). Tipologia di tappeti anatolici.

Giardino (Tappeto): un tappeto il cui campo, diviso in varie parti, è decorato con il disegno di un giardino persiano.

Gul: fiore in turco, emblema decorativo tipico di ogni tribù turcomanna. Originariamente erano disegni totemici dei quali oggi nessuno comprende il significato.

Gyak: bordura secondaria, propria dei tappeti turcomanni, composta da piccoli tratti diagonali, H Y K J Y

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H

Habibian: importante ustad e poi laboratorio di Nain.

Hadtchlu (Hashlu, Hatchli, Katchli): decorazione caratteristica degli ensi turkmeni, che ripartisce il campo in quattro aree, spesso decorate con motivi a candeliere.

Haij Jalili (Hajji Jalil): maetro tessitore vissuto nella seconda metà dell’ottocento a Marand, vicino a Tabriz.

Haft Rangh: l’espressione, che significa sette colori, è usata per indicare tappeti con l’ordito in seta policroma.

Hangkung: tappeti prodotti nelle manifatture di Pechino i cui disegni sono imitati dai classici motivi a medaglione persiani.

Hebatlu: disegno frequente nei tappeti Abadeh, composto da un medaglioncino centrale ripreso ai quattro cantonali.

Herati: motivo decorativo floreale tipico dei tappeti annodati nella città di Herat (Afghanistan), da cui prende il nome. Derivato da una progressiva geometrizzazione del classico ornato dei tappeti di Herat, cui deve il nome: un rombo formato da steli ricurvi che comprende all’interno una rosetta e sopporta una palmetta a ogni vertice, viene ripetuto a pieno campo, affiancato ogni volta da quattro foglie falciformi.

Herati di Bordura: motivo di bordura formato da rosette e palmette alternate congiunte da volute floreali. È detto anche samovari o bordo a tartarughe.

Heibe (Kheyb): borsa doppia che si appende sul dorso di un animale da soma. Le tasche sono generalmente annodate, la fascia che le collega è del tipo Kilim.

Holbein: indica un tappeto simile a quelli dipinti dal pittore Hans Holbein il Giovane.

Horror Vacui: indica un tappeto decorato in ogni sua parte.

Hospice de la Savonnerie: fabbrica di sapone, vicino a Parigi, dove si fabbricavano i tappeti.

Hu Tieh: farfalla in cinese, simbolo di lunga vita.

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I

Ibrahim Rizai: celebre disegnatore di Tabriz che si adoperò, nella prima metà di questo secolo, per rinnovare e rivitalizzare il disegno tradizionale del tappeto persiano.

Ikat: tipo di manufatto tessile ottenuto mediante l’omonimo ed elaborato processo di tintura in cui i fili dell’ordito, in cotone o seta, prima della lavorazione vengono tinti parzialmente. Parte degli orditi viene infatti immersa nella soluzione colorante protetta da stretti legacci di materiale impermeabile. Ne risulta un disegno fiammeggiante.

Indaco: sostanza colorante estratta con un complesso procedimento chimico dall’Indigofera tintoria, arbusto originario dell’Estremo Oriente.

Islamabad: moderno tappeto del Pakistan ispirato al disegno dei tappeti persiani.

Isparak: sostanza vegetale da cui viene ricavato un colorante giallo. Spesso il vocabolo indica la Reseda luteola.

Ispigyulchichi: serie di rosette cruciformi allineate lungo l’asse centrale del tappeto, da cui si dipartono in diagonale quattro elaborate foglie che danno alle rosette l’aspetto di una croce di Sant’Andrea. Questa motivo decorativo si riscontra nei tappeti Zeichur.

Itselik: piccola custodia di Kilim o tappeto usata per riporre i fusi.

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J

Jufti: nodo compiuto su quattro o più catene dell’ordito, viene detto anche doppio nodo o nodo fraudolento.

Ja-Korani: borsa in Kilim o in tappeto usata dalle popolazione nomadi per il trasporto e la protezione del Corano.

Ja-Namaz: denominazione persiana del tappeto da preghiera.

Jangali: motivo decorativo proprio dei tappeti Josaghan; consiste in motivi floreali e alberi stilizzati (tra cui prevale il salice) raccolti in spazi romboidali intorno a un medaglione centrale.

Ja-Tofangi: contenitore lungo e stretto in tappeto e Kilim, talvolta dotato di bandoliera, usato dalle popolazioni nomadi per il trasporto del fucile. Presso i turkmeni è detto ghelaf.

Jol: coperta da cavallo in Kilim.

Jol-e-Asb: coperta da cavallo in Kilim e tappeto dotata di uno o due lembi per cingere il collo dell’animale.

Jollar: sacca simile a quella detta Torba, in uso presso le tribù turcomanne afghane.

Jollar Paidar: Letteralmente "jollar con i piedi". È la denominazione che in Afganistan danno al Kapunuk turkmeno (vedi). È un ornamento di forma rettangolare con due strisce pendenti alle estremità (in pratica una larga U rovesciata) che viene posto sopra la porta della yurta (vedi). È in genere realizzato a pelo.

Joval (Juval, Jouwal, Chouval, Chuval): grandi sacche da sella di forma rettangolare in uso presso tutte le popolazioni nomadi.

Jujur: bordura minore frequente nella produzione Ersari, composta da botteh legati da un sottile viticcio.

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K

Kapert: vocabolo armeno che significa tappeto, dal quale, secondo alcuni, è derivato l’inglese carpet.

Kapunuk: manufatto, realizzato in prevalenza dalle tribù turkmene, con nastri, fiocchi e nappine, utilizzato prima come ornamento del cammello della sposa, poi appeso all'ingresso della tenda "yurta" con il rovescio rivolto all'esterno, per mostrarne la qualità agli ospiti.

Karakul: qualità di lana; Nella regione di Samarcanda, dalla quale provengono le pelli d'Astrachan, gli agnelli più giovani forniscono una lana setosa e fine (Karakui), utilizzata per la realizzazione dei tappeti più fini.

Karamanie: termine originario della Turchia centrale utilizzato per indicare i Kilim fabbricati nella regione di Karaman. Contrariamente ai Sumak, i Kilim di questa regione non avevano alcuna differenza fra il rovescio e il dritto, per questo venivano detti double face. In seguito tutti i Kilim double face vennero chiamati Karamanie, nome divenuto sinonimo di un certo tipo di tessitura.

Karkhana: manifattura statale addetta alla fabbricazione di tappeti e altri oggetti d’arte.

Kelley: misura di derivazione turca:la lunghezza è quasi pari al doppio della larghezza.

Kalleghi (Kelleghi): in persiano, letteralmente, testata; classico formato di tappeto stretto e allungato, proprio degli esemplari posti in testata nella disposizione persiana tradizionale (cm. 130/200x300/450).

Karak (Kharak): vocabolo persiano che indica una coperta per mulo.

Kejebe: portantina a cupoletta, issata su un cammello, in cui si celano il giorno delle nozze le spose turkmene. È detto kejebe per la presenza di motivi a cupola, un particolare disegno della torba (piccola sacca da viaggio in uso tra nomadi e può essere sia in Kilim che a pelo) Turkmene.

Kenarè: indica il formato di un tappeto lungo e stretto (detto galleria) avente una larghezza di circa 1 metro ed una lunghezza che può raggiungere i 3, 4 o 5 metri.

Kenguerlu: nome commerciale usato un tempo per svariati tappeti caucasici.

Kepse Gul: gul usato dalla tribù turkmena Yomut, composto da un ottagono centrale affiancato da motivi dentellati, ora chiari ora scuri, disposti scalarmene fino a conferire al gul un aspetto romboidale.

Khabgah: ampi contenitori in Kilim a forma di parallelepipedo usati dalle popolazioni nomadi per il trasporto di biancheria e di coperte.

Khalyk (Kaltk Chalyk): ornamento nuziale turkmeno, arricchito da fiocchi e nappine, destinato al cammello della sposa.

Kharchanghi: figura zoomorfa vagamente simile a un granchio, ricorrente, tra l’altro, nella produzione dell’area di Kuba e in quella dei nomadi Qashquai.

Khatai: termine usato solitamente per indicare ornamenti floreali a palmetta, frequenti nell’arte decorativa dell’Azerbaigian fin dall’XI secolo.

Khatam: tecnica di intarsi, famosa ad Isfahan dove ha creato un vero e proprio stile, con la quale si realizzano  scatole ornamentali, tavole da backgammon, scacchiere, portapenne, oggetti di uso quotidiano. Dal legno vengono ricavate lamine sottili, poi listelli spessi non più di dieci millimetri, che vengono limati fino a ottenere una sezione triangolare. S'incollano tre listelli chiari e tre scuri per creare gli esagoni centrali, e si stringono con lacci finché la colla è ben asciutta. Altri listelli vengono incollati a forma di stella; negli intarsi di migliore qualità gli esagoni sono avvolti in sottili fogli di metallo. Un secondo esagono più piccolo, progettato per combaciare con quelli più grandi, viene inserito e incollato agli altri, creando un blocco che viene stretto in una morsa. Quando la colla è ben secca si sezionano i blocchi ottenendo piccole porzioni spesse venti millimetri, che sono fatte aderire a un sottile rivestimento di supporto e tagliate nuovamente, producendo i listelli che alla fine s'incollano all'oggetto da decorare. I listelli vengono levigati finché la superficie è perfettamente liscia, e verniciati con uno strato di lacca trasparente. 

Khersak: Termine con cui si indicano tappeti Bakhtiari con caratteristiche come quelle dei Gabbeh del Fars.

Kif: sacche in Kilim usate dalle popolazioni nomadi per nutrire gli animali.

Kilim (Ghilim, Kelim, Gelim): termine turco che indica un tappeto non annodato, piatto, a doppia faccia. Il disegno è ottenuto alternando i colori delle trame strutturali o inserendo trame supplementari. Tale termine varia secondo le regioni: Ghilim in Iran, Sileh, Verneh o Sumak nel Caucaso.

Kirtimukha: Demone grottesco, guardiano delle porte, che viene di solito dipinto lungo la parte superiore delle ante dei Thorgam. È la bestia dell'avidità ed è là per ammonire contro l'indulgenza. È il risultato di un demone che divora se stesso fino a rimanere solo con la testa e le mani. In genere ha la faccia cornuta e una briglia in bocca. La leggenda vuole che Shiva era talmente tormentato da un demone, che creò Kirtimukha in modo da sconfiggerlo definitivamente. Putroppo questi fallì nell'impresa. Shiva molto arrabbiato, ordinò a Kirtimukha di mangiare se stesso. Egli obbedì al suo padrone fino ad arrivare all'altezza del mento dove non potè più eseguire l'ordine; a questo punto Shiva ammise che Kirtimukha aveva fatto del suo meglio e perdonandolo lo proclamò guardiano delle porte.

Kis (Kiz): in turco la ragazza da marito. I tappeti che servono per la dote portano questo prefisso davanti alla denominazione d’origine e sono in genere lavori assai fini. In Iran il tappeto che fa parte della dote è detto Gehazi.

Kiz-Bergama: tappeti dell’area di Bergama (Turchia occidentale) tessuti dalle ragazze da marito per il proprio corredo e ornati di motivi tradizionali.

Kiz-Ghiordes: tappeti di piccole dimensioni annodati dalle ragazze turche dell’area di Ghiordes (Turchia orientale) per il proprio corredo di nozze. La definizione è entrata nel linguaggio commerciale per indicare tappeti ornati da un medaglione centrale racchiuso in un campo a doppia nicchia.

Kork, lana: termine iraniano che designa la lana prelevata dagli agnelli di qualche settimana, che ha la particolarità di essere soffice e setosa. È utilizzata soprattutto a Kashan, Isfahan, Tabriz. Col termine Kork (es.: Isfahan Kork, Kashan Kork) oggi si indicano generalmente le lane di eccellente qualità, fini e morbide utilizzate nella tessitura di bei tappeti.

Kul-e-Poshi: sacche in Kilim di media grandezza usate dai nomadi per il trasporto a spalle. Tale uso è confermato dalla presenza negli angoli superiori di occhielli atti a facilitare la presa.

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L

Lacca (Lac): denominazione del colore rosso ottenuto dalla cocciniglia del fico (coccus laccae), particolarmente diffuso in India.

Lale: tulipano, fiore molto diffuso in Turchia, usato come decorazione soprattutto nei tappeti Ladik.

Lampa-Karabag: tappeti a passatoia, attribuiti al distretto azerbaigiano del Karabag, ornati da una sequenza di fiori a otto petali intercalati a cartigli di forma allungata e affiancati da figure di uccelli disposti a coppie.

Lana: fibra tessile ricavata dal vello di ovini e camelidi. Dopo un lungo processo che implica tosatura, lavaggio e cardatura, la lana viene filata manualmente. È il materiale più usato nella produzione dei tappeti.

Lampada di Moschea: motivo decorativo utilizzato nei tappeti da preghiera per indicare il verso dello stesso o con intenti esclusivamente ornamentali.

Larghabi: Trattasi di kilim realizzati dagli Hazara, popolazione afgana.

Lavaggio: operazione di manutenzione indispensabile per mantenere intatta la struttura del tappeto. È consigliabile eseguire, con frequenza almeno triennale/quinquennale, lavaggi accurati e completi con detergenti naturali per non eliminare completamente la lanolina.

Lazy Line: (dall’inglese-linee pigre), si presentano sul rovescio del tappeto come linee diagonali di ritorni di trame, in genere quando due o più annodatori lavorano allo stesso esemplare e uno procede più lentamente dell’altro. Sono tipiche dei tappeti più antichi.

Leone: frequente nei tappeti del Fars, il leone con la spada e il sole nascente è il simbolo della Persia.

Liccio: elemento del telaio che serve ad alzare e abbassare le catene dell’ordito, per permettere il passaggio della trama.

Lotto: Tappeto simile a quelli dipinti dal pittore Lorenzo Lotto

Lul Baft: È il termine persiano con cui si indica la depressione degli orditi di un tappeto (vedi). In Cina, per la produzione attuale, usano il termine closed back (dorso chiuso); open back, se non c’è depressione.

Lulè: corruzione del francese roulè; il vocabolo indicava i tappeti annodati con compattezza tale da non poter essere piegati, ma solo arrotolati.

Lung: benefico drago alato, la cui immagine è frequente nei tappeti cinesi.

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M

Mafrash (Mafresh): ampio contenitore in Kilim, a forma di parallelepipedo, in uso tra gli shashavan.

Malband: lunga striscia in Kilim usata dai nomadi per assicurare il carico all’animale che lo trasporta.

Mallo di Noce: È usato dai tintori per ottenere il marrone e per scurire i colori.

Manchester: Denominazione commerciale che viene data a tappeti prodotti nell’area di Arak su commissione del la ditta Ziegler & Co. (vedi) di Manchester, dal 1883 fino all’ultima guerra mondiale. Tale ditta forniva ai tessitori i disegni desiderati, tramite vaghireh (vedi), e la lana tinta con coloranti del posto ed anche con coloranti europei.

Mano Stilizzata: simbolo islamico che indica i cinque personaggi particolarmente venerati (Maometto, Ali, Fatima, Hasan, e Hosein).

Mano di Fatima: decorazione, tipica dei cantonali dei tappeti “a preghiera”, che riproduce il palmo di una mano.

Mazarlik: tappeto per la sepoltura i cui motivi principali (salici, cipressi) vengono ripetuti più volte. Ornati da piccole rappresentazioni paesaggistiche, presumibilmente stilizzate raffigurazioni dei luoghi santi dell’Islam. Essi sono diffusi nell’area di Kula e di Kirsehir.

Medaglione: decorazione principale che si colloca al centro del tappeto.

Medachyl: motivo di bordatura a denti bicolori. Detto anche positivo-negativo o zig-zag. Tra i più elementari, è usato soprattutto nelle bordure minori. Si compone di diversi motivi in colore chiaro e scuro, che si compenetrano.

Medijdi: tappeti che presentano disegni di ispirazione occidentale, francese in particolare.

Melograno: simbolo di fertilità e abbondanza nell’iconografia orientale, dà nome ai tappeti dell’oasi di Yarkand. Dalla buccia essiccata delle melegrane si ottiene una sostanza che tinge in giallo.

Merinos: razza ovina australiana la cui lana sottile e lucente viene spesso usata per la tessitura dei tappeti, in particolare nell’area indiana e pakistana.

Memling Gul: poligono uncinato, classico motivo di decorazione di alcuni esemplari caucasici e anatolici. Deve il nome al pittore fiammingo Hans Memling (1433-1494) che riprodusse spesso tappeti con questo motivo nei suoi dipinti.

Mihrab: è la nicchia che in tutte le moschee rappresenta la "porta del paradiso" e indica la direzione della Mecca, e quindi la direzione della preghiera. Tale decorazione, essenziale nel tappeto da preghiera, viene rappresentata in diverse forme, spesso tipiche delle zone di provenienza.

Mille-Fleurs: tappeti da preghiera dal mihrab fittamente ornato da decorazioni floreali minute.

Mina Khani: motivo decorativo a griglia, presumibilmente elaborazione curda del motivo Herati. Si compone di grandi fiori tondeggianti simili a margherite, legate da steli.

Ming, Tappeto: celebre esemplare turco di epoca selgiuchide. Tipico esempio di decorazione ad animali, raffigura la lotta del drago con la fenice, racchiudendola in medaglioni poligonali. Sono inoltre noti come tappeti Ming gli antichi esemplari cinesi provenienti dalla regione di Ningsia. La decorazione è costituita da un medaglione a figure animali simboliche su campo dorato racchiuso entro una cornice scura.

Minbar: pulpito dal quale si dirige la preghiera.

Moharramat: in Persia, motivo ornamentale costituito da una colonna di botteh. È analogo al cubukli (orlo a pipa dal nome di un'affusolata pipa usata in Turchia, è una bordatura composta da sottili cornici puntinate).

Mohair: lana pregiata ricavata dal pelo di capre d’angora. Deriva dal termine arabo-persiano mohayyar (scelta).

Mohtashem: con questa definizione si contraddistinguono i tappeti Kashan dell’ultimo quarto del XIX secolo. Di qualità e bellezza eccezionale. Dal nome del leggendario tessitore di Kashan, al cui laboratorio si devono tappeti di fine annodatura e disegno stilizzato, caratterizzati da una particolare sfumatura di verde. Molto attivo nel XIX secolo, il laboratorio cessò l’attività all’inizio del Novecento. Spesso per convenzione, si definiscono Mohtashami i Kashan più fini.

Moj: Letteralmente: onda, in persiano. È un particolare tipo di jijim, tessuto da nomadi Qasqay, con disegno di strisce divise in due parti, diversamente colorate, da una linea a onda.

Mordente: sostanza chimica utile ad aumentare la porosità e la capacità di assorbimento dei colori nelle fibre tessili.

Morghi: in persiano, gallina; compare spesso tra le decorazioni minori dei tappeti dei nomadi.

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N

Namad: Tappeto di feltro. È in genere decorato con applicazioni e/o ricami di motivi assai semplici. È manufatto tipico delle popolazioni turkmene, uzbeke e di tutte quelle dell’Asia centrale; si trova comunemente anche in Pakistan ed in India, dove viene chiamato namda.

Namakdan: Contenitori, eseguiti a pelo o in tessuto piano, per sale o granaglie. La forma è di una sacca quadrata o rettangolare sormontata da un collo stretto, più o meno lungo, passibile di legatura.

Namazlik: È il nome turco dei tappeti da preghiera.

Navar: È una striscia a pelo o in tessitura piana, usata per la bardatura di animali da soma.

Nimbaft: In Persia si chiamano così le tessiture piatte con alcune parti annodate. Vedi anche: Suf.

Nodo: elemento fondamentale della struttura del tappeto; viene eseguito con filati colorati di lana, seta, cotone, intorno a due o più orditi. I capi recisi del nodo formano il vello del tappeto. La densità dei nodi costituisce un elemento di estrema importanza per la valutazione del tappeto.

Il nodo asimmetrico (detto anche persiano, senneh o farsibaf), è diffuso prevalentemente in aree di cultura persiana; si esegue avvolgendo il filato intorno a due orditi adiacenti e facendo uscire i capi del nodo da interspazi diversi.

Il nodo jufti eseguito su quattro orditi, fu usato nell’antichità in alcune zone del Khorasan e attualmente è usato nelle produzioni persiane e pakistane correnti.

Il nodo simmetrico (detto anche turco, ghiordes o turkbaft), è diffuso prevalentemente in area di cultura turca; si esegue avvolgendo il filato intorno a due orditi adiacenti e facendo uscire i capi del nodo dall’interspazio compreso fra essi.

Il nodo spagnolo è un termine improprio con cui si definiscono convenzionalmente i nodi eseguiti su un solo ordito.

Il nodo tibetano è usato in Tibet, realizzato avvolgendo a ogni ricorso il filato di lana che formerà il vello alternatamene intorno a due orditi e a una bacchettina di legno, provvista di una fessura longitudinale. In essa, terminato il ricorso, il tessitore farà scorrere una lama recidendo gli anelli di lana avvolti attorno alla bacchettina. Le estremità degli anelli recisi formano il vello del tappeto. La tecnica viene detta a cappi recisi e a groppetti.

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O

Ojak-Bashi: È uno dei due tappeti, entrambi a forma di una specie di U, che vengono posti affrontati per accogliere, nello spazio vuoto circolare che risulta, il fornello posto al centro della yurta turkmena.

Ok-Bash (Uk-bash): Contenitore stretto e lungo, di forma cilindrica terminante a cono, per i listelli ricurvi di legno che servono per montare la cupola della yurta turkmena. Viene ovviamente tessuto aperto, un rettangolo con pendenti triangolari, che cuciti insieme danno la forma desiderata. Può essere a pelo o a tessitura piana.

Ordan: È la cocciniglia armena (Porphyrophora hamelii)

Ordito: insieme di fili sul telaio nel senso della lunghezza del tappeto, sui quali vengono fissati i nodi. Le sue estremità formano le frange.

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P

Palas: indica i Kilim caucasici lavorati con la tecnica a stacchi.

Palmetta: elemento decorativo floreale orientato. Compare in forma sia stilizzata sia naturalistica.

Pang: fuso in legno usato in area tibetana.

Pange Rangh: ordito di seta realizzato in cinque colori.

Pardakht: rasatura finale del tappeto effettuata per mettere in risalto la lucentezza.

Pardeh (Pardah): in persiano significa tenda ed è usato per indicare tappeti di dimensioni pari a cm. 160x260.

Parmak: sono cosi’ chiamati i Kilim con disegno a dita.

Pashm (Pashmina): È la lana delle capre delle montagne himalayane, quella conosciuta in occidente come cashmere. Per estensione il termine è entrato nell’uso commerciale ad indicare anche la lana a fibra lunga e robusta raccolta in primavera dagli animali giovani.

Pelo: la parte superiore morbida del tappeto costituita dall’insieme dei nodi. Viene detta anche vello.

Perla: circondata da un alone di fiamme, è spesso raffigurata nei tappeti cinesi. Simboleggia la purezza e la perfezione ed è considerata un talismano contro gli incendi. È detto “a perle” un bordo minore, comune nei tappeti cinesi, composto da una colonna di piccoli cerchi chiari, simili appunto a perle, su fondo blu, azzurro o giallo.

PETAG: abbreviazione di Persiche Teppich-Aktiengesellschaft, nome di una compagnia tedesca attiva in Tabriz dal tardo Ottocento ai primi decenni del Novecento, con una manifattura di tappeti detti Petag.

Pettine: strumento usato dai tessitori per eseguire la battitura.

Pezzotto: tessuto della Valtellina formato da varie parti cucite assieme.

Poshti: vocabolo derivato dal persiano posht (dietro), che significa schienale; indica un tappeto di piccolo formato, imbottito, da appoggiare dietro la schiena quando si è seduti. Vengono annodati in coppia, uno come sedile e uno come schienale.

Preghiera (Tappeto da): piccolo tappeto, decorato con mihrab, utilizzato per la preghiera musulmana. Tappeto su cui il fedele islamico si inginocchia per recitare le preghiere. Il campo è solitamente ornato da una nicchia ad arco, a imitazione del mihrab delle moschee. Lo spazio interno alla nicchia è spesso ornato da lampade e vasi fioriti.

Punzeh: Equivalente di ghireh (vedi). È un’unità di misura di circa cm 7.

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R

Radj: vocabolo che significa fila e rappresenta l’unità di misura di annodatura. Preceduto da un numero (20, 30, 50, 60 etc. etc.) indica quanti orditi e quindi quanti nodi ci sono, in orizzontale, per ghireh (cioè per cm. 7 circa). È utilizzato quasi esclusivamente per i tappeti di Tabriz.
Un sistema analogo di misura della finezza è utilizzato per la produzione contemporanea della Cina: si usa l’unità “line” (linea in inglese), che rappresenta una coppia di catene d’ordito; questa, preceduta da un numero (70, 90, 120, etc.) indica quante coppie di catene (e quindi quanti nodi) ci sono in orizzontale per piede lineare (misura inglese pari a cm. 30,48).

Rakhtekhab-Pich: ampio contenitore in Kilim, a forma di parallelepipedo, usato dalle popolazioni nomadi per il trasporto di biancherie e coperte.

Rize Mahi: termine con cui in Persia si indica il motivo Herati.

Robbi: cartone rappresentante un quarto di un tappeto.

Robbia: pianta erbacea da cui si ricava una sostanza colorante rossa.

Rosetta: elemento decorativo floreale simmetrico; compare sia in forma stilizzata sia naturalistica.

Royal Bukhara: nome commerciale riferito ai migliori tappeti turcomanni.

Ru-Asbi: coperta per cavallo.

Ru-Korsi: Manufatto a tessitura piatta (oppure a tecnica mista), variamente decorato, usato per ricoprire il Korsi (tavolo basso) sotto il quale è posto il braciere. Il formato è all’incirca un quadrato di lato intorno al metro. Questa tessitura è tipica delle popolazioni dell’Iran orientale e dell’Afganistan.

Ru-Olaghi: È in Persia la coperta per l’asino; realizzata a tessitura piatta.

Ru-Zini: Coperta da sella, realizzata ad armatura piatta o a pelo. Viene chiamata anche ru-palani.

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S

S-Ply: Termine anglosassone, ormai universalmente usato, per indicare che il filo composito (utilizzabile per la trama o per l’ordito o per il vello) è stato ottenuto da altri fili più sottili per attorcigliamento verso destra.

Saf: tappeto da preghiera con diversi mihrab, destinato alla preghiera collettiva. Sono detti anche preghiera da famiglia o da settimana.

Salatchak: tappeti sagomati tessuti dalle donne turkmene per la culla dei neonati.

Salice Piangente: disegno frequente nei tappeti, particolarmente nei Tabriz e negli Joshagan. In persiano Bid-e-majnum.

Salor-Gul: gul ottagonale il cui profilo è percoso da una fine dentellatura nera. Sebbene il nome lo associ alle tribù Salor, ricorre nella produzione di altre tribù turkmene ed è assai frequente da sacche e Joval (grandi sacche da sella).

Scene di Caccia: decorazione, frequente sui tappeti fino dall’età safavide, con figure di cavalieri e fiere in corsa o in lotta.

Scoarta: Nome che si dà ai Kilim in Romania.

Sedjadeh: Indica un tappeto di dimensioni 200x130 cm circa. La parola è turca (seççade).

Serapi: tappeti a medaglione dal disegno stilizzato prodotti a Heriz dalla fine del XIX secolo.

Shadda: È una tipologia di tessuto piano caucasico, utilizzato in genere come coperta

Shah Abbas: sovrano safavide (1587-1629) da cui ha preso nome un complesso disegno, detto sha abbasi, che vede palmette e rosette congiunti da steli a volute.

Shekari, Bordo: bordura composta da motivi di botteh congiunti fra loro da un viticcio a zig-zag.

Shemla: motivo di campo diffuso nella produzione turkmena; è composto da piccoli esagoni policromi serrati l’uno all’altro fino a generare l’illusione di una griglia.

Scoloritura (del colore del tappeto in caso di lavaggio): in genere è causata da una colorazione non appropriata o da un fissaggio insufficiente.

Sehna o Senneh: città del Kurdistan (odierna Sanadaj) da cui prende il nome del nodo utilizzato dagli artigiani persiani.

Sherkate Farsh: termine abbreviato di "Sherkate Sahamie Farshe Iran" ovvero, più o meno letteralmente,"Compagnia nazionale del tappeto persiano". Si tratta di una società statale iraniana fondata nel 1936 da Scià Reza Pahlavi, uno dei più grandi convinti sostenitori del tappeto persiano. Da allora la Sherkate Fars svolge una capillare opera di controllo e di organizzazione, sul territorio, sostenendo numerose manifatture, promuovendo corsi, scegliendo laboratori per preparare filati di qualità, selezionando manifatture in città e in campagna a cui poi vengono fornite ottime materie prime e cartoni rigorosamente controllati.
Spesso è facile riconoscere se un certo tappeto è un prodotto "Sherkate", ma è molto più difficile stabilire invece il luogo in cui in Iran un tappeto Sherkate è stato realizzato, in quanto questo genere di realizzazioni sono spesso slegate alle tradizioni della regione dove uno stabilimento Sherkate opera . "Sherkate" in conclusione è una garanzia di qualità e di bellezza, un pilastro affidabile nel variegato mondo di tappeti, che fino agli inizi della seconda metà del XX secolo ha fornito un freno all'altrimenti sicura deriva e decadenza del tappeto persiano, ma che oggi al tempo stesso ha finito con il diventare l'ennesima spersonalizzazione ed alienazione del prodotto.

Shir Shekari: letteralmente, latte e zucchero: elaborato motivo a griglia che suddivide il campo di magli romboidali connesse da fiori rossi e blu. È caratteristico della produzione curda Koliay.

Shotori: il termine indica il colore naturale del pelo del cammello.

Shirazi: rinforzo dei bordi laterali, talvolta con punti ornamentali o con strisce di tessuto.

Sileh: tappeto del Caucaso lavorato con la tecnica delle trame avvolte. Ha un grande disegno a draghi a forma di "S".

Siyah-Kar: termine che significa lavoro scuro ed è usato per indicare i prodotti dei Baluci, di solito di tinte piuttosto cupe.

Skirt: termine con cui si indicano talvolta le bordure di testata.

Soffreh: Kilim usato come tovaglia. Sono particolarmente noti quelli tessuti dai Baluci, ornati da minuti motivi realizzati con tecnica a trame aggiunte.

Sormeih: vocabolo persiano che indica il colore blu.

Subbio: nome di due travi orizzontali del telaio, l’una superiore e l’altra inferiore, su cui viene teso l’ordito. Talvolta il subbio inferiore è in grado di ruotare per avvolgere la parte di tappeto via via eseguita.

Suf: particolare lavorazione che prevede l’annodatura unicamente degli elementi decorativi e la realizzazione del fondo con il solo intreccio di trama e ordito. Il disegno risulta quindi in rilievo.

Suggi: in india, denominazione del botteh.

Sumak (Soumak): originario del Caucaso russo, questo termine identifica certi tappeti a trame avvolte che hanno la particolarità di avere sul retro i residui dei fili della trama. Durante il XIX secolo i Sumak erano una produzione esclusivamente caucasica; in seguito questo tessitura la si trova anche in certi tappeti dell’Africa settentrionale. L’origine del termine è controversa: è stato ipotizzato un legame tanto con il nome della città caucasica di Shermakha che con il soumakh, una sostanza colorante vegetale che produce un rosso rugginoso.

Suzani: vocabolo che significa lavoro ad ago e indica tessuti ricamati, spesso con notevole finezza, diffusi in Persia e nelle regioni dell’Asia centrale. Particolarmente noti i suzani di corolle scarlatte.

Stella: a 4, 6, 8 e 12 punte, utilizzata come motivo decorativo. La stella di Salomone è una piccola stella a otto punte, particolarmente frequente nei tappeti anatolici.

Svastica: simbolo solare che esprime intenti augurali, originario dell’India e dell’Estremo Oriente, costituito da una croce con quattro bracci uguali e ripiegati ad angolo retto a sinistra o destra.

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T

Tabachi (Tabbakhi): parola persiana che indica il pelo tratto da animali morti. È poco pregiata perché ruvida, poco lucente e assorbe male il colore.

Taba Tabai: maestro tessitore attivo all’inizio del Novecento a Tabriz. Al suo laboratorio si devono esemplari di particolare pregio.

Tannino: acido organico presenza in natura, con diverse concentrazioni, in molti fusti arborei e in radici; dotato di elevato potere colorante, è usato per ottenere toni scuri, varianti dal bruno al nero.

Tappeto: Si può intendere con questo termine qualsiasi tessitura di qualsiasi fibra (animale o vegetale) atta ad essere distesa al suolo. In senso più ristretto con tappeto si intende una tessitura con un vello ottenuto per inserimento di fili non strutturali, fissati all’armatura (ordito + trama) con tecniche particolari; si escludono così le tessiture piane (vedi). In tedesco è Teppich, in francese Tapis, in spagnolo Alfombra, in inglese Carpet (per esemplari da 2 x 3 m in su) e Rug (al di sotto di 2x3 m).

Tatto: la qualità del tessuto di base e del pelo apprezzabile con le mani.

Telaio: strumento usato per la tessitura di tappeti, i cui elementi costituenti fondamentali sono i piedritti, i subbi e i licci; può essere orizzontale o verticale.

Il telaio orizzontale, che viene usato prevalentemente dalle popolazioni nomadi per la sua facilità di installazione e rimozione, consiste di due travi orizzontali (subbi), disposte parallelamente al terreno e tenute in posizione da picchetti; intorno a esse vengono tesi gli orditi, sollevati alternatamene da un liccio sospeso a un treppiede mobile.

Il telaio verticale è usato in prevalenza negli insediamenti permanenti perché necessità di una parete di appoggio; i subbi sono sorretti da due robuste piedritti. Il telaio verticale può essere di diversi tipi:
Nel telaio a subbi fissi la distanza tra i subbi è costante e determina la lunghezza del tappeto.

Nel telaio a subbio inferiore mobile il subbio inferiore può essere allentato in modo da consentire lo scorrimento dell’ordito, che viene predisposto doppio. È pertanto possibile far scivolare la parte già eseguita del tappeto sul retro del telaio ed eseguire tappeti lunghi fino a due volte la distanza tra i subbi.

Nel telaio a subbi rotanti sul subbio inferiore viene avvolto il filato dell’ordito in una lunghezza proporzionale a quella del tappeto che si vuole ottenere. Man mano che il lavoro procede, l’ordito viene svolto e la parte già annodata del tappeto viene avvolta sul subbio inferiori.

Il telaio triangolare è usato nei grandi laboratori e permette la realizzazione di tappeti di grandi dimensioni. L’ordito è infatti avvolto intorno a uno o più subbi ausiliari, che conferiscono al telaio una sezione triangolare.

Tessuto Piatto (o Piano), Tappeto Piatto (o Piano): termine per indicare tappeti tessuti e non annodati. Tessuto è ciò che si ottiene dal semplice intreccio di trama e ordito. Sono definiti tessuti piani i Kilim ottenuti con questa semplice tecnica. Può essere bilanciato, quando siano egualmente visibili trama e ordito, oppure con trama a vista, quando le trame sono talmente battute le une sulle altre da rendere invisibile l’ordito. Viene detto anche armatura semplice.

Torba: piccola sacca da viaggio in uso tra i nomadi, può essere in tappeto o in Kilim.

Trama: insieme di fili che si intrecciano con la catene dell’ordito e fissano i nodi del tappeto.
Possono essere in lana, cotone o seta e assicurano la solidità del tappeto. Solitamente, la trama passa due volte, dapprima tesa, poi floscia; non mancano esemplari a trama unica e con trame multiple. Una volta passata, la trama viene battuta con forza sui nodi con speciali pettini in legno o in metallo.

Trame Aggiunte, Tecnica a: tecnica di decorazione dei Kilim mediante l’inserzione, tra gli orditi, di trame supplementari decorative, con cui si realizzano i disegni.

Trame Avvolte, Tecnica a: tecnica di tessitura dei Kilim realizzata mediante l’inserzione di trame colorate che avvolgono gli orditi, passando nella maggior parte dei casi sopra quattro e sotto due orditi e correndo libere sul retro del Kilim ai cambi di colore. Le trame avvolte possono essere alternate a normali trame strutturali oppure essere allo stesso tempo decorative e strutturali. È detto anche soumakh.

Trame Supplementari, Tecnica a: lo stesso che tecnica a trame aggiunte.

Tubreh (Tobreh): sacche in Kilim usate dai nomadi per dar da mangiare agli animali.

Tufek-Bash (Tufek-kap): È il contenitore per il fucile. Può essere in tessuto piano oppure annodato. Tipico dei turkmeni; molto raro.

Tullu (Tulu, Tolu, Tollu): Tappeti turchi dal vello molto lungo, con disegno geometrico assai elementare, usati come letto.

Turkibaft: nodo turco, da Turk (turco) e baft (nodo). Noto anche come nodo simmetrico.

Tutash: Contenitore per vasellame; realizzato in tessuto piano.

Tuti: Specie di kilim turkmeno, con decoro assai semplice, che serve da cortina per dividere gli spazi nella yurta.

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U

Ustad: maestro disegnatore che realizza su carta quadrettata gli schemi grafici dei tappeti, detti cartoni.

Uzbeki (Uzbechi): popolazione di origine mongola stanziata nell’Uzbekistan e in territorio afgano. Le donne uzbeke sono abili nella produzione di feltri, Ikat, suzani, e anche tappeti piuttosto grossolani la cui decorazione è ispirata ai modelli turkmeni.

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V

Vaghireh: tappeto di piccole dimensioni usato dai tessitori come modello e pertanto ornato di un vasto campionario di disegni di campo e di bordura.

Vakily: maestro tessitore di Senneh cui si attribuisce l’omonimo medaglione circolare a ghirlanda in uso a Senneh e ad Arak.

Vak-Vak: nella mitologia indiana, è un albero i cui frutti sono teste umane o animali dotate di facoltà di vaticinio (profezia). Il motivo fu usato dai tessitori di epoca Moghul e ricorre spesso nei tappeti. Consiste in sottili viticci che congiungono teste di animali e maschere grottesche.

Vaso, Tappeto a: tappeto in cui il campo è ornato da fiori, foglie e volute originate da un vaso. Si tratta di un motivo proprio dell’età safavide e spesso convenzionalmente ricondotto alle manifatture di Herat.

Vello: pelo del tappeto costituito dai capi recisi dei nodi. L’altezza del vello viene generalmente pareggiata mediante due operazioni di rasatura, eseguite rispettivamente durante la tessitura del tappeto e a lavoro terminato.

Verneh: tecnica di tessitura simile al Sileh. Tra i principali artefici di verneh sono gli Shashavan.

Vishapagorg: vocabolo di origine armena che indica gli antichi tappeti “a drago” ed è usato anche per alcuni tappeti caucasici recenti, come i Chondarask, da essi presumibilmente derivati.

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WXY

Yamani: Tipo di kilim curdo dalla colorazione vivace e dai motivi semplici. Proviene in genere dalla regione caucasica.

Yatak: tappeti dal pelo molto alto e tessuti in modo grossolano, tipici della Turchia centro-orientale, su quali si dorme. Indicazione di misura.

Yastik: vocabolo turco con cui si indicano tappeti di piccolo formato (cm. 50x100) con retro in tessuto piano, usati come cuscini.

Yin-Yang: motivo simbolico, di origine estremo-orientale, che esprime il contrasto e la complementarietà dell’elemento maschile e di quello femminile, dalla cui contrapposizione scaturisce l’equilibrio universale. Si compone di un cerchio tagliato da una linea serpeggiante che lo divide in due settori, uno chiaro e l’altro scuro. Da questa forma alcuni fanno discendere il motivo botteh.

Yurt (Yurta): Abitazione smontabile dei nomadi turkmeni; di forma circolare, con tetto a cupola (con un foro per la fuoriuscita del fumo), costituita da uno scheletro ligneo ricoperto di feltri.

Yuruk: il vocabolo turco, che significa nomade, è usato per indicare le numerose tribù nomadi che vivono e si spostano nelle aree montuose dell’Anatolia, specialmente nella parte sud-orientale. Molte tribù Yuruk sono di origine curda, altre di origine turkmena, caucasica e di altri ceppi. Le donne Yuruk intessono tappeti Kilim e yatak in lana, per lo più di piccolo formato, a disegni semplici e colori vivaci, difficilmente classificabili per la loro estrema varietà.

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Z

Z-Ply: Quando nella costruzione di un filo, composto da altri più sottili, questi ultimi sono riuniti con una attorcigliatura verso sinistra, si parla di un filo con Z-ply (termine anglosassone ormai entrato nell’uso generale). Vedi anche: S-Ply.

Zangireh: Tipo di cucitura continua che usano i restauratori per fermare le trame dei kilim terminali del tappeto in modo da bloccarne l’allentamento, a cui segue il disfacimento e successivamente la perdita delle file di nodi.

Zar: termine iraniano che indica una unità di misura superiore al metro.

Zarcharak: vocabolo che indica tappeti di circa cm. 120x80.

Zaronim: termine iraniano impiegato per tappeti la cui dimensione è di circa cm. 150x100. In persiano significa zar e mezzo, dove zar è una misura di lunghezza pari a circa cm. 106.

Zeilli Sultan: disegno di origine persiana raffigurante un grande vaso di fiori fiancheggiato su entrambi i lati da un uccello. Deve il nome a un omonimo governatore di Isfahan, legato alla dinastia Qagiar.

Ziegler: compagnia originaria di Manchester, che nel 1883 aprì ad Arak una sede destinata a coordinare la produzione dei tappeti per il mercato estero. La Ziegler & Co. forniva ai tessitori campioni di disegni in forma di vaghireh e matasse di lana già colorata. Nel 1900 aveva alle sue dipendenze 2500 tessitori ad Arak e dintorni e sedi in molte città persiane. I tappeti annodati su sua commissione venivano spesso venduti come Ziegler.

Zili: tecnica di tessitura dei Kilim in cui la decorazione è ottenuta mediante il passaggio di ricorsi di trame strutturali alternati a trame supplementari policrome che passano sopra una quantità variabile di orditi e sotto uno solo di essi, il medesimo per tutta l’estensione del Kilim. Ne risulta un effetto “a coste” della lavorazione.

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