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S-Ply: Termine anglosassone, ormai universalmente usato, per indicare che il filo composito (utilizzabile per la trama o per l’ordito o per il vello) è stato ottenuto da altri fili più sottili per attorcigliamento verso destra.

Saf: tappeto da preghiera con diversi mihrab, destinato alla preghiera collettiva. Sono detti anche preghiera da famiglia o da settimana.

Salatchak: tappeti sagomati tessuti dalle donne turkmene per la culla dei neonati.

Salice Piangente: disegno frequente nei tappeti, particolarmente nei Tabriz e negli Joshagan. In persiano Bid-e-majnum.

Salor-Gul: gul ottagonale il cui profilo è percoso da una fine dentellatura nera. Sebbene il nome lo associ alle tribù Salor, ricorre nella produzione di altre tribù turkmene ed è assai frequente da sacche e Joval (grandi sacche da sella).

Scene di Caccia: decorazione, frequente sui tappeti fino dall’età safavide, con figure di cavalieri e fiere in corsa o in lotta.

Scoarta: Nome che si dà ai Kilim in Romania.

Sedjadeh: Indica un tappeto di dimensioni 200x130 cm circa. La parola è turca (seççade).

Serapi: tappeti a medaglione dal disegno stilizzato prodotti a Heriz dalla fine del XIX secolo.

Shadda: È una tipologia di tessuto piano caucasico, utilizzato in genere come coperta

Shah Abbas: sovrano safavide (1587-1629) da cui ha preso nome un complesso disegno, detto sha abbasi, che vede palmette e rosette congiunti da steli a volute.

Shekari, Bordo: bordura composta da motivi di botteh congiunti fra loro da un viticcio a zig-zag.

Shemla: motivo di campo diffuso nella produzione turkmena; è composto da piccoli esagoni policromi serrati l’uno all’altro fino a generare l’illusione di una griglia.

Scoloritura (del colore del tappeto in caso di lavaggio): in genere è causata da una colorazione non appropriata o da un fissaggio insufficiente.

Sehna o Senneh: città del Kurdistan (odierna Sanadaj) da cui prende il nome del nodo utilizzato dagli artigiani persiani.

Sherkate Farsh: termine abbreviato di "Sherkate Sahamie Farshe Iran" ovvero, più o meno letteralmente,"Compagnia nazionale del tappeto persiano". Si tratta di una società statale iraniana fondata nel 1936 da Scià Reza Pahlavi, uno dei più grandi convinti sostenitori del tappeto persiano. Da allora la Sherkate Fars svolge una capillare opera di controllo e di organizzazione, sul territorio, sostenendo numerose manifatture, promuovendo corsi, scegliendo laboratori per preparare filati di qualità, selezionando manifatture in città e in campagna a cui poi vengono fornite ottime materie prime e cartoni rigorosamente controllati.
Spesso è facile riconoscere se un certo tappeto è un prodotto "Sherkate", ma è molto più difficile stabilire invece il luogo in cui in Iran un tappeto Sherkate è stato realizzato, in quanto questo genere di realizzazioni sono spesso slegate alle tradizioni della regione dove uno stabilimento Sherkate opera . "Sherkate" in conclusione è una garanzia di qualità e di bellezza, un pilastro affidabile nel variegato mondo di tappeti, che fino agli inizi della seconda metà del XX secolo ha fornito un freno all'altrimenti sicura deriva e decadenza del tappeto persiano, ma che oggi al tempo stesso ha finito con il diventare l'ennesima spersonalizzazione ed alienazione del prodotto.

Shir Shekari: letteralmente, latte e zucchero: elaborato motivo a griglia che suddivide il campo di magli romboidali connesse da fiori rossi e blu. È caratteristico della produzione curda Koliay.

Shotori: il termine indica il colore naturale del pelo del cammello.

Shirazi: rinforzo dei bordi laterali, talvolta con punti ornamentali o con strisce di tessuto.

Sileh: tappeto del Caucaso lavorato con la tecnica delle trame avvolte. Ha un grande disegno a draghi a forma di "S".

Siyah-Kar: termine che significa lavoro scuro ed è usato per indicare i prodotti dei Baluci, di solito di tinte piuttosto cupe.

Skirt: termine con cui si indicano talvolta le bordure di testata.

Soffreh: Kilim usato come tovaglia. Sono particolarmente noti quelli tessuti dai Baluci, ornati da minuti motivi realizzati con tecnica a trame aggiunte.

Sormeih: vocabolo persiano che indica il colore blu.

Subbio: nome di due travi orizzontali del telaio, l’una superiore e l’altra inferiore, su cui viene teso l’ordito. Talvolta il subbio inferiore è in grado di ruotare per avvolgere la parte di tappeto via via eseguita.

Suf: particolare lavorazione che prevede l’annodatura unicamente degli elementi decorativi e la realizzazione del fondo con il solo intreccio di trama e ordito. Il disegno risulta quindi in rilievo.

Suggi: in india, denominazione del botteh.

Sumak (Soumak): originario del Caucaso russo, questo termine identifica certi tappeti a trame avvolte che hanno la particolarità di avere sul retro i residui dei fili della trama. Durante il XIX secolo i Sumak erano una produzione esclusivamente caucasica; in seguito questo tessitura la si trova anche in certi tappeti dell’Africa settentrionale. L’origine del termine è controversa: è stato ipotizzato un legame tanto con il nome della città caucasica di Shermakha che con il soumakh, una sostanza colorante vegetale che produce un rosso rugginoso.

Suzani: vocabolo che significa lavoro ad ago e indica tessuti ricamati, spesso con notevole finezza, diffusi in Persia e nelle regioni dell’Asia centrale. Particolarmente noti i suzani di corolle scarlatte.

Stella: a 4, 6, 8 e 12 punte, utilizzata come motivo decorativo. La stella di Salomone è una piccola stella a otto punte, particolarmente frequente nei tappeti anatolici.

Svastica: simbolo solare che esprime intenti augurali, originario dell’India e dell’Estremo Oriente, costituito da una croce con quattro bracci uguali e ripiegati ad angolo retto a sinistra o destra.

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